Almanacco del Calcio Toscano

Io proprio io: Lorenzo Sciapi

Io proprio io: Lorenzo Sciapi. Proseguono le interviste di Almanacco Calcio Toscano “fuori dagli schemi”. E’ la volta di Lorenzo Sciapi. Il bomber del Fratres Perignano è nato a San Miniato e vive a Fucecchio.

Un ragazzo delle Botteghe

Lorenzo, cominciamo dall’esame di “Fucecchiese”… Parlami di Dino Pes detto Velluto.

“Allora, non ho una grande conoscenza dei fantini, mi pare abbia corso il Palio anche quest’anno tra i dodici, deve essere arrivato sesto. Però sul Palio sono preparato, per chi è di Fucecchio non può essere diversamente. Sono delle Botteghe, la contrada ha vinto due volte il Palio, nel 1985 e nel ’90. Da quando la frequento, sono ormai 14 anni, non è ancora capitato. Ci siamo andati vicino nel 2011. E’ una manifestazione che richiama tante persone, e tante ci lavorano dietro. In contrada siamo un gruppo unito, nel mese del Palio ci frequentiamo sempre, c’è un torneo di calcetto molto sentito, e anche durante l’anno qualche incontro non manca mai”.

Lorenzo con la Coppa vinta a uno dei tornei di calcetto prima del Palio di Fucecchio

Quali sono i momenti che si vivono intorno a questo rito?

“Speri sempre che il mercoledì del Palio ti capiti un buon cavallo, cosa che a noi delle Botteghe sono diversi anni che non succede. E’ una festa di Fucecchio, che la fa conoscere al pari di Indro Montanelli. Vado sempre in Buca d’Andrea a vedere la corsa. Sono stato figurante per cinque o sei anni di seguito, è una bella tirata. Il sabato si tira notte a festeggiare, la domenica si comincia la mattina presto con tutte le contrade, siamo insieme fin verso mezzogiorno, poi la corsa”.

– Il sabato del Palio fai tardi, tanto la domenica non si gioca…

“Non ci sono quasi mai partite in quel periodo. Solo una volta il Fucecchio era impegnato nelle finali nazionali e chiese l’anticipo al sabato, anche per problemi di ordine pubblico”.

(Per la storia del Palio di Fucecchio clicca qui).

Lorenzo in copertina

– In copertina di un libro, l’Almanacco, come si sta?

Lorenzo, uomo copertina

“Bene, parecchio, sinceramente penso di averlo meritato. Peccato solo che collima con un anno sfortunato, la promozione sarebbe stata la ciliegina sulla torta. In quel playoff col Cascina la partita era andata bene fino a quel fatidico ultimo minuto. Il calcio dà e toglie e quella volta ci ha tolto. Una cosa che è ai limiti dell’impossibile solo pensarla, eppure è capitato. Buon per il Cascina che ci ha creduto fino in fondo”.

– Anche l’ultima stagione ha lasciato un po’ di amaro…

“Sì, quest’anno abbiamo avuto un calo di tensione, ma era una cosa diversa. Nel 2021 avevamo tutto, la squadra migliore per rosa al completo. Quest’anno forse per individualità e organico la Cuoiopelli, anche con dei giocatori loro importanti fuori, era superiore. Siamo andati in vantaggio al 90′, ripresi al 93′ su rigore ci ha spezzato un po’ le gambe. Poi nei supplementari eravamo un po’ corti, con giocatori non al meglio e altri che proprio ci mancavano, il rigore ci aveva dato una mazzata. E comunque vincendo avremmo dovuto affrontare altri step, l’altra volta sarebbe stata promozione direttta.

Il Perignano ci riprova

– Il prossimo anno sarà quello giusto?

“Speriamo, non sarà semplice, comunque sia saremo una squadra completamente nuova. Sono rimasto solo io, nuovo l’allenatore Enrico Cristiani, dovremo conoscersi fra compagni, capire i movimenti l’uno dell’altro. Penso potremo fare un buon campionato, poi le sorprese ci sono sempre. Chi si sarebbe aspettato che quest’anno vincesse Cenaia? Ai nastri di partenza i contendenti erano il Perignano con Cuoiopelli e San Miniato Basso, una è retrocessa… Abbiamo fatto 7 vittorie di fila, la Cuoiopelli si è staccata, il Cenaia è stato bravo a rimanere lì, hanno dimostrato di avere qualità”.

Una delle 234 esultanze di Lorenzo goleador

– E’ prematuro, ma chi vedi come avviato al ruolo di favorito?

“Sempre la Cuoiopelli, il Camaiore mi sembra stia facendo una buona squadra, vediamo la Massese cosa farà. Forse saremo noi quattro, ma non vedo la corazzata, sarà un girone combattuto. Nel girone B tante società stanno facendo dei buoni acquisti, ci sarà lo Scandicci se non ci sono novità di ripescaggio, anche lì prevedo lotta avvincente”.

Le scelte della vita…

– Ci sono momenti che hanno segnato la tua vita, oppure delle scelte che non rifaresti?

“Se devo pensare una sliding door della mia vita, la vedo nel 2014 quando feci la preparazione al Tuttocuoio, appena promosso in Lega Pro. Mi portò lì in prova Massimiliano Alvini, l’allenatore, che è di Fucecchio come me e mi aveva visto giocare in amichevole l’anno prima. Andò benissimo, mi fu presentato un contratto che però rifiutai, tornassi indietro ci penserei meglio, probabilmente farei una scelta diversa. Magari non sarebbe andata bene, però mi sentivo pronto per il professionismo, quell’occasione poteva aprirmi un orizzonte diverso.

In quell’anno poi arrivai al Trestina a ottobre e ho proseguito la stagione da dicembre alla Virtus Castelfranco. Fu la scelta migliore di quell’anno, chiusi con 16 reti in 23 presenze di cui 13 a Castelfranco nel girone di ritorno. Pensavo di ambire a qualcosa in più, ero il secondo miglior marcatore del ritorno dietro Manuel Pera che vinse il campionato col Rimini e ne segnò 14. Invece non ci fu modo di raggiungere il professionismo, nemmeno con una chiamata in prova. Così a luglio 2015 arrivai a Viareggio, un paio di giorni prima che iniziasse la preparazione. Non l’ho visto come un ripiego, era un ambiente galvanizzato, la squadra aveva vinto l’Eccellenza, ho un bel ricordo”.

– Poi la scelta di riprendere la strada di casa verso Fucecchio, com’è maturata?

“Dopo Viareggio non avevo forse più le motivazioni di seguire il sogno del professionismo, vedevo che mi mancava sempre qualcosa. Il Fucecchio mi cercava da tempo, il presidente Luca Lazzeri abita vicino a casa mia e mi conosce fin da piccolo, mi chiamò e nel giro di poco tempo trovammo l’accordo. Si vinse subito andando in Eccellenza, sono rimasto fino all’estate 2020 prima di Perignano”.

– Quando sei diventato LS11?

Sciapi fin da piccolo amava arrampicarsi…

“Me l’hanno dato l’ultimo anno a Fucecchio, ormai lo sento appiccicato addosso, mi piace. Le iniziali e il mio numero di preferito, va benissimo così”.

L’ossessione del goleador

– Il conto dei gol lo tieni sempre a mente? Come si diventa bomber e cosa si prova a far gol?

“Certo, per un attaccante non può essere diversamente. Sono 234, di cui 85 a Fucecchio e 57 a Perignano. E’ una dote che può essere innata, la devi tirar fuori coltivandola, cogliere l’attimo. A volte capisco che la palla può arrivare in quel punto, mi muovo un secondo prima, sono intuizioni. Il difensore segue quello che vede davanti, io cerco di sfuggirgli dietro le spalle, con quel secondo rubato che anticipa tutto. Mi ricordo fin da piccolino ero ossessionato dal gol, ho cominciato a 7 anni col Cappiano Romaiano…”.

– Hai fatto gol anche con la maglia della Fiorentina, o mi sbaglio?

“Purtroppo ci capitai nel periodo dei 12-13 anni, in cui il mio sviluppo ritardava, trovai ragazzi che erano il doppio di me, fra i compagni e nelle altre squadre. Feci benissimo i primi due anni, il terzo un po’ di fatica, il quarto venni tagliato come tanti altri ragazzi dai nuovi dirigenti arrivati dall’Empoli. Andai alla Cuoiopelli che nel frattempo era salita in C. Poi a 16 anni feci 16 centimetri in un’estate, e di lì ripresi a segnare con gli allievi del Castelfiorentino, anche dopo con gli Juniores e nei due anni a Gracciano, ai primi anni con una prima squadra”.

– Stefano Alari, d.s. dell’Antella, si ricorda di te per i 4 gol a Vicchio che gli rifilasti col Gracciano, ti ricordi?

“Certo che mi ricordo, però erano tre, più un assist. Il poker di gol l’ho fatto ma qualche anno dopo…”.

– Poi l’esperienza alla Colligiana, giusto?

“Esatto, la prima volta lontano da casa a 21 anni. In seguito, come abbiamo già ricordato, l’occasione col Tuttocuoio, la stagione fra Trestina e Castelfranco, fino a Viareggio, Fucecchio e Perignano”.

In azione con la maglia del Perignano

La scuola, il lavoro, i ricordi da bambino

– Che lavoro svolgi?

“Lavoro in un negozio Expert a San Miniato, sono magazziniere e addetto alle vendite, a volte seguo la gestione ordini. Riesco a gestirlo bene, senza sforzi fisici a cui sono invece costretti altri che, ad esempio, lavorano in concia. Mi trovo benissimo coi colleghi, il titolare mi ha creato un orario che si concili con il calcio, e ci tengo sempre a ringraziarlo per questo, non è da tutti davvero”.

– Con la scuola come andava?

“Ho fatto una ragioneria con un indirizzo linguistico sportivo al Fermi di Empoli, una scuola pensava apposta, non si andava il sabato, dalla terza superiore c’era il rientro di lunedì pomeriggio. Avevo compagni diversi giocatori delle giovanili dell’Empoli”.

– Cosa ricordi di Lorenzo ragazzo?

“Ero agitatissimo, ne combinavo una dietro l’altra. Sempre piccolezze, per carità. Se c’era da arrampicarsi su un albero, su un ponte diroccato, sulle grondaie, il primo ero io, senza il sentore della paura. Se riguardo qualche video, se ne facevano già, mi viene da dire roba da matti. E poi, finita la scuola, in qualunque stagione, si andava a giocare nei campetti dal primo pomeriggio alle otto la sera, sfiniti e sporchi. C’era un campetto davanti casa, è stata la salvezza anche dei miei genitori, mi avevano sempre lì e non in giro chissà dove, ci trovavamo in 15-20 tutti i pomeriggi. Sono ricordi bellissimi, buttavi il pallone ed eri a posto, avevo amici, ero sereno, la cosa più bella. Mi ricordo anche le sfide a biliardo nei bar, un coinvolgimento che è perso, i campetti oggi li vedo vuoti. Il mondo è cambiato e non mi pare in meglio, a giocare si sta in casa davanti a uno schermo, ma stare all’aria aperta è un’altra cosa”.

Un “gioiello” di nome Jessica

– Ho letto che da poco convivi con la tua compagna a Fucecchio, raccontaci un po’ di voi…

Lorenzo con la fidanzata Jessica

“Ho conosciuto la mia ragazza Jessica nel 2019, il 25 aprile. In realtà ci eravamo incontrati anni prima, poi mi scrisse un messaggio sui social, per un po’ ci frequentammo ma in quel momento decidemmo di non continuare. Ci siamo rivisti a luglio 2020 e da lì siamo partiti, dopo un anno siamo andati a convivere a Pontedera e da poco abitiamo a Fucecchio. Jessica lavora in una gioielleria, è tifosissima del Pisa, quando può va allo stadio, andò anche a Trieste per la promozione in B. E’ amante del calcio e mi viene a vedere in tutte le partite, è la persona con cui mi vedo per tutta la vita, con cui formare una famiglia, abbiamo trovato l’incastro giusto, coi pregi e i difetti che tutti abbiamo”.

– Ti ripropongo un gioco con le caratteristiche del segno zodiacale. Sei nato il 9 settembre, quindi Vergine. Sei metodico e ami ripetere cose e gesti? Sei poco sofisticato e sognatore e molto pratico? E qual è la tua sfida nella vita?

“Ti direi tutto sì, torna perfettamente. Ripeto soprattutto i gesti scaramantici, sono pratico. Nella vita vorrei prima di tutto creare una famiglia, penso al matrimonio, oggi o domani un figlio, possono sembrare cose scontate ma alla fine non lo sono, penso di avere accanto la ragazza giusta per creare tutto questo un passo alla volta. Mi piacerebbe un ruolo superiore all’interno della mia azienda, ci lavoro da sei anni, ho già fatto dei passi”.

Un bomber burlone

– Sei ansioso?

“Fino a dieci anni fa molto, adesso molto meno. Mi ricordo di un esame da piccolo, sapevo tutto ma quel paio d’ore precedenti furono tremende, sudavo. Poi arrivato lì ero sciolto andò benissimo. Lo stesso con le partite, con un’intervista importante o un colloquio di lavoro, salvo scoprire di essere stato ansioso per nulla”.

– Ti senti un leader in campo e nel gruppo?

“Nello spogliatoio parlo abbastanza, e mi piace anche essere un po’ burlone. Tutti arriviamo agli allenamenti dopo una giornata di lavoro, trovare un’aria pesa sarebbe difficile e cerco sempre di stemperare. La domenica ognuno dice la sua, specie i più grandi, in campo ci sono dei leader tecnici che possono avere la giocata o risolverla con un gol, li hanno tutte le squadre. Poi capita anche di trovarsi a cena in settimana e pensare agli errori commessi e come migliorare”.

– Dopo il calcio in che ruolo ti vedi?

“Nel calcio non ho ancora affrontato l’idea di un dopo. Magari fra un paio di anni comincerò a pensarci. Mi vedo più come dirigente, ma intanto spero di mantenermi fisicamente per giocare ancora qualche anno”.

LS11 ha colpito ancora

Le sfide alla Play, i thriller di Carrisi, il mare e… il trekking

– Le cronache del web ti raccontano come un asso della Play. Hai altre hobby o passioni?

“E’ nota la mia passione per la Playstation, anche se adesso ho davvero poco tempo libero. Quando gioco on line mi scaldo e grido. Mi ricordo in Rappresentativa Regionale a Montecatini con Luca Andreotti e Matteo Marcon del Certaldo, facevamo il capannello intorno con le nostre sfide. Nel torneo fummo eliminati nel girone, ma fu una settimana bellissima. Poi mi piace leggere autori di thriller come Dan Brown e Glenn Cooper. Da un paio di anni ho scoperto Donato Carrisi e mi piace tantissimo, mi manca solo un libro. Mi avvince la sua scrittura, mai scontata, non sempre segue il clichè dell’indagine che arriva ad arrestare il killer, il thriller psicologico ti fa capire chi è ma il suo personaggio talvolta riesce a farla franca. Dovunque veda una libreria mi devo fermare, anche senza comprare”.

– Hai già fissato le vacanze di quest’anno?

“Quest’anno andremo a Santorini, c’è tanto da scoprire. L’estate scorsa siamo stati alla Maddalena in Sardegna, il mare dell’isola è tutto bello ma lì sembrano i Caraibi. Son stato in Egitto, in Croazia, sempre al mare. A Jessica piace camminare in montagna, ci va spesso con degli zii, quest’anno almeno un paio di domeniche toccheranno anche a me. A Santorini ci portiamo anche le scarpe da trekking, ho già noleggiato il motorino per girarla, le spiagge sono nella norma però mi dicono ci sia tanto da vedere. Anche Madeira in Portogallo ci aveva attratto”.

Una curiosità per sorridere, quando ti si cerca sui motori del web salta fuori sempre il cantante Scialpi, ma che lo conosci per caso?

“Non solo, a volte tanti sbagliano proprio il mio cognome in questo modo. No, non lo conosco, so che è un cantante e nulla di più”.

Ragazzo, fa quello che ti senti…

– Prima di salutarci cosa diresti al Lorenzo che fu e come vedi quello che sarà?

“Mi viene in mente una cosa che direi al Lorenzo diciottenne… Gli direi di seguire l’istinto, di fare tutto di testa sua, di non farsi influenzare da fattori esterni. Fai quello che pensi. Se ti senti una cosa vai, altrimenti non farla, senza troppi calcoli. Per il futuro spero di mantenermi in salute, e di realizzare quello che ci siamo detti. Una famiglia, dei figli. Con Jessica, se penso alla mia vita domani la vedo con lei, per sempre.

Edoardo Novelli

Buona vita, Jessica e Lorenzo!

Leggi anche Rossano BartalucciAndrea Agatensi le precedenti interviste “Io proprio io” di Almanacco Calcio Toscano

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