Almanacco del Calcio Toscano

Io proprio io: Andrea Agatensi

Andrea Agatensi, Io proprio Io. L’Almanacco Calcio Toscano propone la seconda intervista un po’ fuori dagli schemi, dopo quella a Rossano Bartalucci, nello spirito della rubrica della rivista L’Intrepido degli anni ’70-’80. Ci avviciniamo al nuovo direttore sportivo del Figline con l’intenzione di conoscere meglio la persona, al di là del ruolo professionale.

Andrea Agatensi è nato il 28 ottobre 1971. Ce lo dice l’elenco speciale dei Direttori Sportivi FIGC dove figura al numero 2090. Segno zodiacale dello Scorpione. Iniziamo a conoscerlo con un gioco.

– Chi è nato sotto questo segno ama il rischio, se lo va a cercare, perché affrontarlo non significa essere sconsiderati, ma è un modo di andare avanti nella vita. Cos’è il rischio per Andrea Agatensi? –

Il rischio è la capacità talvolta di decidere di uscire dalla zona di comfort e provare scelte non convenzionali, che altri non farebbero. E’ andare incontro al cambiamento. Un cambiamento che come persona, sia sul piano umano che professionale, possa portare a una crescita. Credo che non ci sia crescita senza cambiamento”.

– Le persone dello Scorpione sono dotate di una furbizia eccezionale. Ti ritieni furbo Andrea? –

Non lo so – sorride n.d.r. – Credo che una delle mie doti maggiori sia sapermi relazionare e destreggiare in ogni situazione. Cerco di inquadrare il contesto nel quale mi muovo e la persona che mi sta di fronte, per creare empatia. Mi piace stare in silenzio e osservare, e poi entrare in gioco con la mia personalità e il mio modo di essere, dando tutto”.

“Mi piace essere autoironico”

– Altra caratteristica del segno è il senso dell’umorismo. Come te la cavi?

Mi piace essere autoironico. Ti racconto subito un aneddoto di questi giorni. Sono stato il primo ad acquistare L’Almanacco del Calcio di Andrea L’Abbate, il mio ultimo mister alla Fortis Juventus, Matteo Innocenti, mi ha subito detto <Certo, direttore, sei stato il primo perché non conosci i giocatori!> Gli ho risposto che aveva ragione, ma ho anche l’ironia e l’umiltà di ammetterlo, mentre invece altri fingono di sapere tutto. Auguro un futuro radioso a Matteo perché è una persona super competente con la quale mi sono trovato benissimo. Mi piace creare nel mio gruppo di lavoro e nel contesto dove opero un clima sereno e cordiale, nel rispetto dei ruoli, credo sia giusto non prendersi troppo sul serio. Il senso dell’umorismo, un po’ di leggerezza, non vogliono dire superficialità, credo di essere in ogni caso serio e professionale”.

– Chi è Scorpione si nasconde dietro un velo di mistero. Andrea è misterioso?

Diciamo che mi rivelo con giudizio. Sono una persona che parla con tutti, però solo con poche di loro riesco a svelare l’Andrea nascosto. Le persone nell’ambito della mia vita con le quali riesco ad essere autentico si contano forse sulla dita di una mano, a livello familiare, affettivo e di rapporti in genere. Parlo e mi relaziono con tutti, però difficilmente mi apro”.

– Chiudiamo con le caratteristiche del segno, con un’ultima peculiarità, la paura di non essere all’altezza, di farsi trovare impreparato. Tu hai paura?

Cerco di fare un passo alla volta. In ambito lavorativo preferisco farmi cercare piuttosto che bussare alle porte in cerca, che si trattasse prima di allenare come ora di fare il direttore sportivo. Cerco di entrare sempre in punta di piedi, per poi portare avanti le mie idee. Perché poi non tiro indietro la gamba, dò tutto me stesso da capo a piedi. Quando una persona ha fatto tutto quanto è nelle proprie corde, nelle proprie possibilità, con la coscienza a posto e a testa alta, non deve avere paura. Come dice il motto, non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. Tuttavia sono molto autocritico, nel momento in cui la mia squadra non va bene mi arrovello e arrivo a star male fisicamente chiedendomi cosa avrei potuto far meglio. Mi metto in discussione, non do mai la colpa agli altri”.

“Sono un facilitatore di rapporti”

– Chi arriva in un contesto nuovo e si presenta, spesso dichiara che ha scelto quel luogo, quella società, perché rappresenta il proprio modo di intendere il calcio. Andrea Agatensi che calcio intende?

Andrea Agatensi accolto dal Presidente del Figline Lorenzo Pampaloni

Il ruolo del direttore sportivo, intanto, si può interpretare in tantissimi modi. Io credo di essere un facilitatore di rapporti. Fare la squadra con le trattative, chiamare i giocatori, specie ai nostri livelli, con tutti i procuratori che ogni giorno te ne propongono a valanga, credo sia riduttivo e fin troppo facile. In ogni società dove vado cerco di creare dei rapporti umani con le persone. Mi propongo di acquisire nei loro confronti credibilità, con una leadership che non venga dal ruolo in sé ma dal carisma. Mi devo proporre come persona e figura credibile, nei rapporti con i collaboratori, coi giocatori, con l’ambiente e i tifosi”.

E’ un lavoro di squadra

“Sono sempre uscito a testa alta da tutti gli ambienti dove ho lavorato. Credo si debba far squadra, in campo e ancor più fuori. Rispettare le figure, i punti di vista diversi, cercando in maniera graduale di portare avanti la propria idea. Credo nei rapporti con le persone che svolgono i lavori sulla carta più umili, il custode, il magazziniere. Mi piace che se si organizza una manifestazione, anche loro abbiano la giusta visibilità, perché senza di loro non si potrebbe andare avanti. Sono persone, le ho già conosciute qui e ne ho sempre trovate altrove, che magari sacrificano parte della vita privata per la loro passione, per darci l’opportunità di fare un lavoro così bello”.

– Hai nominato i procuratori, che rapporto hai con queste figure?

Ormai fanno parte di questo mondo da tanto tempo, sono una componente acquisita. Fa un po’ tristezza, devo dirti la verità, che ragazzi di vent’anni, che magari devono parlare con me di un rimborso o di un compenso, non siano in grado di farlo da soli. Non ho niente di personale contro i procuratori, però oggi se una ragazzo ha una cultura media, una scuola superiore, frequenta l’Università, dovrebbe avere ai nostri livelli la voglia e il buon senso di venire da me anche da solo. Poi, per carità, ci sono procuratori che sono figure di riferimento anche umano”.

– Con le nuove normative in vigore cambierà il mondo dello sport dilettantistico?

La riforma del lavoro, con i contributi alle persone che lavorano in ambito sportivo, è una svolta epocale, probabilmente la pandemia è stata determinante per far venir fuori il mondo sommerso che lavora nello sport senza tutele. La fine del vincolo cambia le cose, per tutti. Credo che alla fine, con il giocatore libero di scegliere, conteranno di più i rapporti fra le persone”.

“Devo dire grazie a mio padre e a Fabio Bresci”

– Il curriculum “pubblico” di Andrea Agatensi parte dagli anni 1992-96 all’Audax Rufina come allenatore e responsabile scuola calcio. Avevi già ventuno anni, com’eri arrivato lì e come hai proseguito poi?

Andrea Agatensi con alcuni dei compagni di corso per Direttori Sportivi. Tra loro c’erano Luca Toni, Pasqualino Foggia, Mario Beretta, Massimiliano Scaglia, Gianluca Comotto, Fabio Paratici.

Ho giocato fino a vent’anni, in difesa alla Rufina. Nel momento in cui mi sono accorto di non poter diventare un top player – altro sorriso n.d.r. -, devo dir grazie alla passione di mio babbo e del compianto Fabio Bresci, che aveva il suo ufficio sotto casa dei miei. Fabio mi disse che magari non ero un fenomeno come giocatore, ma mi vedeva bene a far gruppo. Così ho iniziato a lavorare nell’ambito della scuola calcio. Mi sono iscritto all’ISEF fino alla laurea in Scienze Motorie con 110 e Lode, poi negli anni ho preso la strada dirigenziale. Anche al corso per Direttori Sportivi ho chiuso con 110, sono piccole soddisfazioni”.

– Prima di Figline hai vissuto l’esperienza alla Fortis Juventus, cosa porti con te?

La Fortis con la Coppa Italia di Eccellenza 2022

A Borgo San Lorenzo sono arrivato quando l’Italia stava chiudendo tutto per la pandemia, sono stati mesi tosti in cui abbiamo avuto la forza di tenere aperta una struttura nello scetticismo generale. Senza sminuire le mie esperienze precedenti a Borgo sono stati tre anni che porterò sempre nel cuore, non solo per motivi legati al campo”.

“Faccio corsi di ginnastica posturale, incontro tanta umanità”

– La tua passione è diventata in pratica un lavoro, svolgi altre attività professionali?

Continuo a lavorare nell’ambito di palestre, portando avanti dei corsi ormai da trent’anni. Propongo la ginnastica posturale, a Rufina e a Molin del Piano. E’ un lavoro che mi permette di toccare con mano l’umanità delle persone, che hanno spesso più di 70 anni, ti vedono come un punto di riferimento, per loro intoccabile. Inoltre sto collaborando con il CONI dal 2006, con l’incarico di Coordinatore Tecnico Provinciale di Firenze”.

– Con la scuola come te la cavavi?

Ho la licenza superiore di ragioniere al Peano di Firenze, e la Laurea in Scienze Motorie, come ti dicevo”.

Figline è lontana da dove abiti?

Sono tornato da poco a vivere alla Rufina dopo un lungo periodo di convivenza a Firenze. Diciamo che anche fuori dal calcio è un periodo di cambiamento”.

– Come trascorri il tempo libero, se te ne rimane…?

Mi piace leggere, ultimamente mi è piaciuto molto il libro di Michele Ferrero, l’imprenditore. Il titolo è <Condividere valori per creare valore>. Ho una biblioteca notevole sul tema sportivo, e amo storie di persone che si sono fatte da sole. Credo che raggiungere un obiettivo senza scorciatoie sia una grande soddisfazione, ammiro molto chi ci riesce, senza alcuna invidia. La mia storia professionale e umana segue questi valori”.

Vai al cinema o meglio le serie TV sul divano?

Prediligo le serie TV italiane, fantastica ‘Tutto chiede salvezza’ ho letto anche il libro. Molto bella anche ‘Mare Fuori’. Ho tutte le piattaforme, non mi faccio mancare nulla. Mi piace lo sport a tutto tondo, se devo guardarlo da sportivo preferisco una partita intera di basket al calcio, tifo Olimpia Milano perché perdere mi piace poco anche da tifoso”.

– Il viaggio che ti è rimasto nel cuore?

Il più bello che ricordo è stato qualche anno fa in Thailandia, insieme ad amici, con la mia compagna di allora e suo figlio Duccio, che ho avuto il privilegio di crescere come un babbo per anni e al quale voglio e vorrò sempre un bene profondo. Un viaggio che per il fascino, i colori, la gente, porterò sempre dentro”.

Il tuo prossimo desiderio da realizzare, a parte il calcio, riesci a metterlo a fuoco?

Mi piacerebbe che le persone a cui tengo, che mi stanno a cuore, ad esempio i miei genitori, riuscissero a vivere più a lungo possibile in maniera serena e tranquilla. Penso ai miei affetti, alle persone a cui ho voluto e voglio bene, a qualcuno che non ho più modo di avere vicino ogni giorno come in passato. Vorrei per loro una vita che li renda sereni. Le persone con cui ho condiviso momenti importanti sono sempre nei miei pensieri e auguro loro tutto il bene possibile”.

Andrea Agatensi è entrato in gioco, sta dando tutto anche alla nostra chiacchierata, quasi commosso. Ci svela davvero un Andrea nascosto, ci deve essere sotto un ascendente tipo Cancro…

Ho una sensibilità spiccata, se qualcuno che ha fatto o fa parte della mia vita, a cui tengo, non sta bene, vivo un’empatia che mi fa star male anche fisicamente. Tutte le esperienze che ho vissuto, anche sentimentali, mi hanno arricchito e voglio bene alle persone che ho incontrato, senza rinnegare niente né portare rancore. Sono fatto così”.

Edoardo Novelli

Leggi anche Io proprio io Rossano Bartalucci la precedente intervista di Almanacco Calcio Toscano

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