Almanacco del Calcio Toscano

Io proprio io: Stefano Alari (2)

Seconda parte

Io proprio io, Stefano Alari Parte seconda. Nella prima parte Avevamo lasciato Stefano allenatore giocatore a Staggia, lo riprendiamo in una delle sue rarissime parentesi senza calcio. Prepariamoci a un racconto intenso, ricco di particolari. Se leggete da uno smartphone, salvate il link, prendetevi tempo. Ne varrà la pena.

Stefano riceve il premio AIAC Coverciano per la stagione 2016-17, dopo la promozione dell’Antella in Eccellenza

Agli Albor della panchina…

– Inizi ad allenare all’Albor Grassina

“Dopo Staggia mi sposai, e sono venuto ad abitare a Grassina. Avevo smesso, ero fermo da un anno, lavoravo. Venivo chiamato di continuo solo per giocare, ma un ginocchio mi faceva tribolare per il legamento, non mi sentivo più sicuro. Fin quando il presidente dell’Albor Grassina, Luigi Morelli, antellino con una carrozzeria a Grassina, mi affidò la panchina della squadra in seconda categoria.

Lì ho fatto due anni splendidi, cominciando a respirare l’aria del paese. Erano i tempi di Maurizio Sarri, della Valdema in Eccellenza, della nuova Antella 99. Ci siamo salvati il primo anno a spese del Reggello, per festeggiare la notte i ragazzi della squadra vennero sotto le finestre a farmi i cori. Il secondo poi arrivammo addirittura terzi”.

Il salto in Eccellenza a Rignano

– Rignanese, un anno poi le dimissioni

“Poi sono arrivato alla Rignanese in Eccellenza, direttore sportivo Giuseppe Baccani, d.g. Fabio Bettucci, mi portarono loro insieme a Giuseppe Mugnai, personaggio importante anche se non figurava in società. Qualche giocatore come Marzio Campostrini, che era stato a Rignano e poi avevo allenato, parlò bene di me, il mio passato calcistico fece il resto e dalla seconda categoria, dove allenavo e all’occorrenza riparavo anche le docce, feci il salto diretto in Eccellenza.

Con me cominciava l’avventura anche Leonardo Semplici, era a San Gimignano. La Rignanese allenata dall’ottimo Gianni Zanobini, che avevo avuto a Castellina, si era salvata ai playout con la Valdema, una delle due partite l’avevo vista, ma senza secondi fini. Il budget era contenuto, scelsero Alari allenatore emergente. Il primo anno siamo andati bene, arrivando quinti con più di 40 punti, era un’Eccellenza con più qualità di oggi, a livello tecnico il calcio sta calando a tutti i livelli”.

“L’anno successivo mi cercarono in tanti, ricordo in particolare la Lanciotto del d.s. Alberto Cappellini e Adriano Nardi del Monteriggioni, ma rimasi a Rignano anche per una questione affettiva, sebbene sapessi che l’allenatore è un ruolo da eremita e senza risultati sarei potuto rimanere solo. La squadra venne un po’ indebolita, cosi’ alla penultima di andata mi dimisi quando avevamo a 9 punti, finirono ultimi arrivando a 11… A quest’età mi comporterei diversamente”.

– Il calcio è una bella malattia

“Il calcio è una bella malattia, oggi abbiamo l’ambizione del tutto e subito, ai giovani allenatori dico di stare tranquilli, se sei un predestinato tutto arriva al momento giusto. In quel momento feci qualche scelta sbagliata, mi sentivo allenatore d’Eccellenza, poi ho capito che la categoria non conta. Devi andare dove ti vogliono, e capire che se qualcuno fa qualcosa per te quasi sempre ha il suo tornaconto, a meno non abbia un legame davvero forte”.

L’esperienza a San Donnino

– Eccoci alla parentesi a San Donnino

“L’anno dopo retrocessi dalla Promozione col San Donnino, eppure fu una parentesi bellissima. Accettai d’istinto, mi chiamò a stagione in corso Romeo Colzi col d.s. Gabriele Becheri. Il primo Colzi della mia vita, ristoratore, di recente ha vinto I Quattro Ristoranti (ma quante cose sa Stefano? n.d.r.), ma ho mai mangiato in trattoria da lui, non voglio mai approfittare di chi conosco.

Vinse quel campionato il Quarrata di Massimiliano Alvini, a cui sono sono legato. Il San Donnino retrocesse nello spareggio a Monsummano, perso male contro il Versilia, mi venne proposto di rimanere ma non accettai, non per la categoria ma per una scelta personale”.

L’aria serena dell’Ovest

– Il bar, poi il Firenze Ovest

“Per un anno mi dedicai soltanto al mio bar in Via Alderotti, era come fare cabaret, da me passava di tutto. Poi mi chiamò l’amico Luciano Orsi per andare con lui a Fiesole, e negli stessi giorni si fece avanti, con un’insistenza che mi sorprendeva, Mattia Duradoni, direttore sportivo del Firenze Ovest, appena retrocesso dalla Promozione, siamo ormai nel 2008.

Stava cercando qualcuno lontano dai canoni e dal vissuto di quella società, alla fine accettai senza sapere che stavo per diventare uno dei più longevi allenatori del Firenze Ovest. Vinciamo con merito un campionato sofferto, con 15 gol subiti e una sola sconfitta. Gran duello con la Rignanese, li staccammo a 5 punti dopo lo scontro diretto, ma ci rimasero attaccati fino all’ultima giornata. Ricordo il nostro pareggio all’Antella, poi la vittoria contro il Dicomano di Marco Guidi, il nostro portiere Nucci parò un rigore e il capitano Matteo Ademollo segnò nell’azione successiva, vincemmo di un punto.

Eravamo un gruppo con tanti ragazzi sotto vent’anni, col bomber Bertini, l’arrivo di Matteo Bologna. In Promozione arrivò anche Marzio Giani, talento fuori categoria con colpi da professionista, era laterale alla Lastrigiana, con un’intuizione mia e di Duradoni lo trasformammo in punta. Ci fece 26 gol il primo anno e altrettanti più o meno il successivo”.

“Finchè io sorrido, stai tranquillo…”

“La stagione successiva in Promozione non si parte bene, sento la fiducia della società, il grande Presidente Piero Colzi mi vide un po’ testo e mi disse <Finchè io sorrido stai tranquillo…>. La stagione svolta, e arriviamo ai playoff con la Rignanese che poi venne promossa. Il terzo anno si alzò l’asticella, un campionato lungo, estenuante, fino a maggio inoltrato. Si vinse il primo spareggio playoff col Piandiscò, all’andata 1-1 partita tesa con strascichi e squalifiche, al ritorno vincemmo ma andammo a Signa per la finale con diverse assenze. Era il Signa di Paolo Montagni, si perse e non ci fu possibilità di ripescaggio, altrimenti in tre anni avremmo riportato l’Ovest in Ecellenza”.

“Dal cambiamento che seguì nacque uno screzio fra me, il Firenze Ovest e il mio amico Mattia Duradoni, non la presi bene, ci poteva stare, è acqua passata, ma non mi piacquero i modi. La società scelse di promuovere l’allenatore degli Juniores, Alessandro Calderone, mi misi in disparte in orgoglioso silenzio, non tornai all’Ovest per tanto tempo…”

Stefano Alari durante un allenamento del Firenze Ovest

Vicchio, la sfida del presidente: “Se ti salvi con questa squadra…”

– L’esperienza emozionante di Vicchio

“Stava per aprirsi un capitolo della mia vita calcistica meraviglioso. Ero fermo. Mi cercò a novembre il d.s. Graziano Corzanelli del Vicchio, oggi è un osservatore della Fiorentina e ho con lui un legame fortissimo, un grande conoscitore di calcio e un uomo eccezionale. Il Vicchio era in bruttissime acque in Eccellenza. Mi viene detto che tanti avevano rifiutato di allenare, alcune voci mi mettono in cattiva luce il presidente Giuliano Del Rio, il proprietario della Giottobus.

La chiacchierata con lui rimarrà nella storia, mi offriva un rimborso molto più alto di quanto mi potessi aspettare, gli dissi che potevano andar bene 1000 euro, con un mese in più in caso di salvezza <Te ne do anche due se ti salvi con questa squadra!>. Pensai <Si comincia bene!> Parto con una squadra un po’ divisa fra mugellani e fiorentini. Simone Rossi, Niccolò Terrafino, Ciro Grazioli, che s’infortunò, il capitano Iannotta, un ragazzo splendido, Lumini e Vallai che si fecero male anche loro.

Cominciai bene, poi arrivarono sconfitte di fila, la sfortuna sembrava accanirsi contro quella squadra, che forse aveva il miglior Alari come tempra. A Colle Val d’Elsa mancavano in quattro o cinque che si erano sentiti male la notte, andammo con tanti Juniores che erano ultimi in classifica. Eppure perdemmo solo 1-0 su rigore provocato Marcello Checcaglini, un altro ragazzo che mi è entrato nel cuore. Poi si perse a Figline 4-0, avevano paura che mollassi, non riuscivo a parlare col Presidente, alla fine gli dissi che se voleva davvero andare avanti con me doveva scendere nello spogliatoio e parlare ai ragazzi, anche con rudezza.

Lui lo fece, non c’ero, mi hanno raccontato che invitò chi non credeva in Stefano Alari a levarsi di torno, prendere la borsa e passare a riscuotere il dovuto, perché la squadra sarebbe arrivata in fondo con me. Nessuno disse nulla, tornai a essere me stesso, la squadra ebbe una reazione forte, feci qualche gesto importante, accantonai qualcuno. Ricordo un Vicchio-Gracciano 0-4 con 4 gol di Lorenzo Sciapi (abbiamo indagato, in realtà 3 più un assist n.d.r.), alla fine la loro triade dirigenziale, Daniele Bucciarelli, Marcello Bucciarelli, attuale d.s. della Sangiovannese che avevo avuto a Castellina, e Aleandro Aiazzi, voleva quasi consolarmi”.

Stefano ha affrontato in amichevole la Fiorentina al Franchi due volte. La prima con il Firenze Ovest nel 2012, la seconda nel marzo 2019 con l’Antella

– Quel playout indimenticabile

“A fine campionato i playout furono Soci-Gracciano e Subbiano-Vicchio e indovina chi si salva?

(Scopriamolo insieme su okmugello.it)

Una festa di tutto il paese

L’andata a Vicchio si vince 2-1 al cardiopalma con un grande pubblico, ritorno la settimana dopo a Subbiano, stadio pieno anche lì. Dopo un quarto d’ora perdiamo il capitano Iannotta, gli si gira il gomito, lo portano via in ambulanza, rimaniamo tutti impressionati. Si riparte a giocare, dopo dieci minuti 1-0 per loro. Cerco di fargli capire di tenere il campo, di non prendere assolutamente il secondo gol e finiamo il tempo sull’1-0.

Nello spogliatoio sono stato cinque minuti zitto, tutti a testa bassa, poi i ragazzi mi guardarono e gli dissi <Abbiamo fatto tanto, questa partita non si rigioca, oggi finisce tutto e la sfortuna non conta. Rientriamo in campo come si fosse bolliti, facciamo credere che siamo arrivati, non prendiamo il secondo e vi faccio capire io quando buttare il cappello per aria> Si rientra in campo, dopo un quarto d’ora faccio dei cambi, poi faccio un cenno a Marcello Checcaglini <E’ ora!>… Fa un lancio, Vallai che non stava bene stoppa la palla e la mette nel mezzo e Zeni di tacco la mette dentro.

Una partita che non finiva mai, ci salvammo nel delirio, un ritorno al paese dove ci aspettavano tutti. Vinse il campionato il Fiesole di Stefano Calderini davanti alla Fortis di Vitaliano Bonuccelli. Purtroppo la mia avventura a Vicchio finì lì, il Presidente non mi confermò, per il mio bene disse. Mi fece presente alcune problematiche, che nel giro di qualche anno portarono poi la società a una doppia retrocessione e al ritiro dal campionato di prima categoria.

Firenze Ovest, a volte ritornano

-Il vento caldo dell’Ovest

“Allora ci fu il ritorno all’Ovest. Mattia Duradoni mi cercò quando ancora ero legato al Vicchio, nel frattempo Piero Colzi ingaggiò Mura che però rimase poche giornate, arrivai e facemmo un buon campionato, si parla del 2012-13. Duradoni in seguito lasciò l’incarico per motivazioni personali e mi ritrovai a lavorare con Paolo Pazzi, con cui mi trovai benissimo e che stimo tutt’ora. Facciamo un campionato da quinto, sesto posto.

L’anno dopo siamo nel girone A, squadre importanti come il San Marco Avenza, con Moriani, Mencagli, Marabese. Fatto sta che riportiamo il Firenze Ovest in Eccellenza, vincendo 2-0 a San Marco Avenza la semifinale playoff e poi la finale del girone 1-0 con la Zenith al Torrini, gol di Pietro Bruni, che venne avvicinato da emissari del Genoa ma non rientrava più nell’età utile per il campionato Primavera. Andammo a giocare la finale al Bozzi col Grassina, persa 2-1 senza giocatori importanti, ma sapevamo che saremo saliti entrambi in Eccellenza”

Un approccio con il Presidente Commisso, cosa ne sarà uscito?

-Il tunnel doloroso

“Il ritorno in Eccellenza coincide con il periodo più brutto della mia vita personale, il mio matrimonio scricchiolava dall’anno prima, in più vivo la drammaticità del tumore al pancreas di mia madre, scoperto con per lei pochi mesi ancora da vivere. La mia attenzione si spostò completamente su di lei, ero il suo unico figlio, nel calcio il gruppo di ragazzi fu eccezionale e seppe gestirsi da solo. Simone Rossi, Marzio Giani, gli altri, si resero conto che Alari non c’era.

Vinciamo con la Sestese all’ultima giornata e la ritroviamo nei playout, senza Emanuele Dragomanni, un giocatore importante, squalificato, obbligati a vincere dalla classifica. Quella partita fu il segno che era il mio momento di soffrire, il calcio è niente in confronto alla vita e alla morte, ma un briciolo di fortuna poteva aiutarmi e mancò anche quella. Si va in vantaggio col rigore di Mazzoni, Edoardo Marzierli fa un gol strepitoso in tuffo, ai supplementari segna anche il 2-1 su batti e ribatti in area. Giovanni Mazzoni a fine primo supplementare la pareggia con un gol spettacolare.

Avevo in panchina come secondo Marzio Giani, un mese prima gli avevo detto di tenere pronti gli scarpini, avrei potuto averne bisogno e la vidi lunga, nel secondo supplementare lo misi. Tommaso Nucci parò due occasioni con l’uomo solo davanti, uno contro uno, poi a 1′ dalla fine fa un rinvio, Marzio Giani prende una punizione, cross in area per Bertini, stop e tiro. Strambi fa un miracolo, la palla si alza, Marzio la colpisce in sforbiciata, incrocio dei pali, palo e la palla torna fuori. Bertini di testa la ributta verso la porta, salvataggio sulla linea. Strambi para, rinvio e partita finita (Stefano Alari racconta che nemmeno Sandro Ciotti… n.d.r.). Dopo quella partita capimmo insieme che era giunto il momento di salutare, dopo tanti anni. Mi aspettavano anni meravigliosi all’Antella.

La musica dell’Antella

“Mi cercarono Claudio Goretti e Valerio Fornari, persone che ho nel cuore, all’inizio risposi di no perché, dissi, <Voi volete Alari, ma in questo momento non c’è, mi sento vuoto> Il calcio, la separazione, il dolore per mia mamma mi avevano steso. Loro non si scoraggiarono, avevano fatto bene con Alessio Miliani l’anno prima, secondo posto e playoff perso a Montevarchi col Sansovino

( per i più curiosi ecco la sintesi della partita )

… sentivo l’affetto di tanti, il macellaio Pacini di via di Ripoli, Eugenio “lo zio”, mi volevano in tutte le maniere. La mia mamma mi rassicurò e mi spinse ad andare, ci sarei comunque stato per lei. Lì nasce qualcosa di fenomenale, alla vigilia della prima giornata tutti i ragazzi della squadra sono con me al funerale di mia mamma, perdiamo 3-0 a Terranuova ma sento che ho a che fare con un gruppo (pausa di qualche secondo, commossa…) bello.

Mi hanno coccolato, mi sono fatto conoscere, è nata la vittoria del campionato di Promozione, inaspettata ma tanto voluta. In Eccellenza ci davano tutti per retrocessi – annata 2017-18 n.d.r. – , il mio amico Giovanni Giannelli, “Calciocapace” mi stuzzicava, mi chiamava <C’ho-un-fegato>, eppure ci salviamo ai playout con Le Badesse. A un certo punto eravamo ultimi insieme al Montemurlo, con cui perdemmo in casa 4-1, ti puoi immaginare il mio umore. A Fornari e Claudio dissi <Due son le cose, o mi mandate via…> e tutti e due mi interruppero subito <Di sicuro la seconda!> … allora proposi <Rinnoviamo il gruppo, giochiamo coi giovani nostri, così l’anno prossimo con metà campionato di Eccellenza ce li ritroviamo pronti in Promozione>. Non era colpa in particolare di qualcuno, ma servì.

C’erano Matteo Merciai e Lapo Tacconi poco più che ventenni, Filippo Semplici, il figlio di Leonardo, importante fu l’arrivo di Elia D’Ambrosio, che aveva smesso e con noi ha ritrovato voglia di giocare. Presi Cannari dagli Juniores provinciali del Bagno a Ripoli, Lorenzo Bargelli.

Antella – Badesse 2-1, un playout nell’epica del calcio

Questi ragazzotti correvano come pazzi, alla fine vincemmo l’ultima a Signa arrivando ai playout come meglio classificati con il Badesse, squadra importante con Tito Marabese, Niccolò Lellis… L’avevamo battuta 1-0 all’ultima in casa. Un caldo incredibile, Lorenzo Bargelli fa un gol in rovesciata pazzesco, loro pareggiano, so per certo di persone che hanno lasciato lo stadio per il troppo pathos e che telefonavano a chi era rimasto. Si va ai supplementari, Sasha Manetti segna all’ultimo secondo e fu una liberazione. Andai a nascondermi nel Borro, certe emozioni devo viverle da solo, sapevo non mi avrebbero trovato per un po’, pensai che i miei genitori che da lassù mi avevano in qualche modo aiutato.

La sintesi dal canale Youtube Badesse Calcio (siamo in aprile 2018)

Se il guardalinee è in amore…

Di quell’anno mi ricordo anche il derby di ritorno col Grassina, non ne ho mai vinti uno. Il guardalinee ci fece annullare due gol per fuorigioco inesistente, poi si venne a sapere che era fidanzato con una ragazza che era in tribuna col fratello nelle Brigate rossoverdi… Venne fuori una polemica anche simpatica, però i grassinesi ebbero una reazione molto taciturna. Ogni tanto mi capita qualche stranezza, non è stata l’ultima!

Ecco la sintesi di quel Grassina-Antella 2-1

Antella, le risorse nelle idee

L‘Antella diventa un esempio fenomenale, senza budget da categoria tiriamo fuori le idee e dando spazio a ragazzi che non ne trovano altrove, presi anche dalla seconda categoria. Da noi diventano di prima fascia. Penso a Christian Rontini, un ’99 che faccio giocare quando c’è il ’97 in quota. Poi è andato a San Giovanni e adesso è girovago in Medio Oriente nella serie A di Malesia, Indonesia, gioca, guadagna e si diverte, sua mamma è filippina. Ma anche a Lorenzo Corsetti che abbiamo preso a Pratovecchio ed è andato poi a Sinalunga, l’abbiamo scovato noi. Oppure a Cosimo Vitale, che faticava alla Fortis e allo Scandicci, ha avuto spazio da noi e non è più andato via perchè qui c’è anche qualcosa di magico.

L’anno successivo è altrettanto difficile e meraviglioso, le idee sempre prima dei soldi, arriva con noi la mia “sorellina adottiva” Alessandra Baroniin segreteria, è con noi che ascolta… n.d.r. – il gruppo comincia ad avere esperienza in più, ci salviamo diretti fin da marzo andando a vincere 3-2 sul campo della Zenith, chiudiamo a 39 punti, sebbene avessi temuto per gli effetti della lunga sosta pasquale prolungata da quella per il Torneo delle Regioni.

Stagione 2019-20 Antella – Lastrigiana 1-0, ultima partita prima dello stop per il Covid

I playoff sempre a un passo

Si arriva alla stagione interrotta per il Covid. A 5 giornate dalla fine siamo più vicini ai playoff che alla zona salvezza, l’ultima contro la Lastrigiana di Stefano Calderini la vinciamo 1-0 in un acquitrinio con gol di Merciai da fuori area e arriviamo a tre punti dalle terze, avremo dovuto affrontare Sinalunghese e Badesse che si giocavano la promozione, potevamo essere gli arbitri del campionato.

Poi c’è stato il campionato ridotto a primavera 2021, che l’Antella scelse di fare coi nostri giocatori, pur con tante offerte di prestiti da squadre che avevano scelto di non partecipare. Avevo la possibilità di prendere anch’io dei giocatori importanti, di far loro conoscere l’ambiente, di instaurare un rapporto importante nella prospettiva di farli rimanere con noi, ma per riconoscenza verso i miei ho giocato solo con loro. E abbiamo sfiorato i playoff anche lì.

La rosa e lo staff dell’Antella 21-22, c’è anche il Mister (foto toscanagol.it)

L’ultimo miracolo… mancato

In ultimo il capitolo più amaro, la retrocessione nel 2022. Le assenze di Merciai e Tacconi hanno pesato, anche se nel girone d’andata eravamo messi meglio di altre. Abbiamo un po’ buttato via qualche partita, penso al pareggio di Pontassieve o la partita a Sinalunga, pareggio subito a 7′ dalla fine e salvataggio di Corsetti, te l’ho nominato prima, sulla linea al 92′. In questa annata ho lavorato con Giovanni Simonetti, direttore sportivo che oggi per sua scelta è un po’ fuori dai giri, ma resta un grande intenditore di calcio, con cui ho un rapporto schietto e sincero.

All’ultima partita perdiamo col Grassina, non voglio tornare a quella giornata, quanto accadde è sotto gli occhi di tutti. Forse non sto simpatico per i risultati che raggiungo e le cose che dico, dopo l’intervista che feci quella domenica ho trovato anche la macchina rovinata sotto casa… Fatto sta che loro erano costruiti per i primi tre posti, noi per salvarci, pur nella rivalità e il campanilismo trovai fuori luogo tutta quell’euforia di averci portato di sotto con loro”

Alari nella sede dell’Antella, la sua stanza

Una chiamata fra i “grandi”…

Per ricaricarmi da quell’amarezza ho pensato di cambiare ruolo, ci stavo pensando e ho preso la palla al balzo. Non potevo lasciare questo mondo, il mio amore per il calcio è secondo solo a quello per i miei figli, ho bisogno dell’adrenalina domenicale.

Nella mia carriera ho gioito, ho ricevuto tanti attestati di stima di persone importanti, penso al mio idolo Antognoni. Però, alla fine, questo Misterone una chiamata che sia una da una squadra con cui, faccio per dire, provare a vincere un campionato, non l’ho mai avuta, forse faccio paura, eppure penso me la sarei meritata. La vita è questa, il calcio è questo, non scendo a compromessi, quando vado in una società i soldi li percepisco e non li porto, va bene così.

Stefano Alari con Giancarlo Antognoni sul terreno del Franchi

-Se ti proponessero di fare una squadra per vincere, con budget illimitato, accetteresti?

“Sì, certo. Ma non cambierei il mio modo di pensare. Magari faccio un macello, sono un parsimonioso nella vita, non mi va di sprecare quello che ho. Seguirei l’istinto, cercando figure con cui intendersi con lo sguardo, creare empatia con il contatto a pelle, oltre che brave tecnicamente”.

L’Antella è avanti a tutti, quello che abbiamo fatto con poche risorse e tanti problemi, è impareggiabile, per due anni siamo stati anche la miglior difesa con tante quote. <e via le snocciola a memoria> Bani 2000, Corsetti e Vitale 99, Grattarola e Manetti 98, Niccolò Mignani 96, che adesso lavora a Bergamo, se torna a Firenze una maglia è sua… C’è senso di appartenenza nel vestire quella maglia, ci alleniamo in un <trogolo> nel disagio, senza luce fra tante battute, chi ha sposato la causa è diventato uno dei “ragazzi di Alari”, speciale come lo sono Lapo Tacconi, Matteo Merciai, Niccolò Mignani… Ci prendono in giro per il “campino”, le misure sono 105×59, regolari, più grandi che altrove. E poi guardiamo dove abbiamo perso punti, altro che fortino.

La forza degli uomini

Abbiamo un’identità, fra mille problemi e sofferenze quest’anno a 20 minuti dalla fine avevamo vinto un campionato, con almeno sei, sette squadre superiori a noi. Mister Claudio Morandi ha capito che la forza maggiore non era tecnica ma umana”.

La mia TOP 11

Una foto di esultanza nello spogliatoio antellino, un luogo del cuore per Stefano Alari.

Finiamo con un gioco. Stefano accetta la proposta di formulare la TOP 11 di tutte le sue stagioni da allenatore, solo dopo avergli assicurato che la proporremo, appunto, come un gioco. Perchè lui ne convocherebbe chissà quanti. Gli concediamo solo l’opzione doppio portiere, perchè ci tiene a ricordare Niccolò Leoni, che a Vicchio giocò poco per via delle quote, ma “aveva qualità”.

Giochiamo con il 4-3-3

Niccolò Leoni (Vicchio) – Tommaso Nucci (Firenze Ovest); Simone Rossi (Firenze Ovest), Niccolò Mignani (Antella), Matteo Ademollo (Firenze Ovest), Luca Grattarola (Antella); Marcello Checcaglini (Vicchio), Lapo Tacconi (Antella), Matteo Merciai (Antella); Gaetano Bologna (Firenze Ovest), Marzio Giani (Firenze Ovest), Pietro Bruni (Firenze Ovest).

Compagni d’avventura

In ordine sparso, Stefano ha nominato altri compagni d’avventura, oltre a quelli citati nel racconto. Anche a loro vogliamo far sapere che sono ancora vivi nei suoi pensieri… Speriamo di averli trascritti tutti, altri saranno di certo nella sua mente.

Periodo Cattolica Virtus: Renzo Baldacci, Grassi, Don Aimo, Stefano Tilli, Giovanni Lupori. Albor Grassina: Mirko Baccani.

E ancora Gelli, Tempestini, Ceccherini, Toti, Stefano Rossi, Bobo Gori, Simone Zini, Franco Megli, Maurizio Tanfani, Yuri Morelli, Massimo Nelli, Eros Marziano, Fabrizio Tanini e figlio, Gianni Frijia, Fabio Lampredi, Massi, Argentesi.

In ultimo anche l’allenatore di Verona e Udinese Gabriele Cioffi“Gli feci una vociata in un’amichevole, contro gli avvocati, perchè non correva, poi mi dissero chi era”.

Stefano sta per trasferirsi al Bombone, frazione di Reggello. Con questa vista sul Pratomagno, che – strano a dirsi – non è un campo di calcio

Questo è il Misterone. Abbiamo ritrovato gli articoli di Calciopiù a metà anni 80. Stefano Alari negli allievi della Cattolica Virtus. Gli dico “Stefano, ne ho trovato anche uno dove eri in panchina, pensa, partita Cattolica-Antella 1-0” <Sì, mi ricordo, avevo avuto una contrattura durante la settimana…> “Dai, non mi dire che te lo ricordi, era l’85!!” <Me lo ricordo perchè io in panchina da giocatore ci andavo poche volte, praticamente mai>

Stefano Alari è oltre. Buona vita Misterone, magari questo racconto diventa una biografia e la pubblichiamo in un libro.

Nella buona e nella cattiva sorte, sempre con Misterone.

Edoardo Novelli


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