Almanacco del Calcio Toscano

Io proprio io: Leonardo Cappellini

Io proprio io Leonardo Cappellini. L’Almanacco del Calcio Toscano torna a proporre un viaggio interiore nella vita e la carriera di un protagonista del nostro mondo. Il secondo racconto del 2025, il numero 20 della serie (clicca qui per la raccolta completa) ci porta a conoscere Leonardo Cappellini, portiere livornese appena passato alla Geotermica in Prima Categoria, dopo sei stagioni da protagonista allo Sporting Cecina tra Promozione ed Eccellenza, e una carriera che ha accarezzato il sogno del professionismo. Un ragazzo di trent’anni – a ottobre – da poco padre, che insegue sempre il meglio nel proprio ruolo e sa anche sorridere alla vita. Vi raccomandiamo ancora una volta di prendervi un po’ di tempo e vi auguriamo una buona – e speriamo piacevole – lettura.

di Edoardo Novelli

Dopo sei stagioni al Cecina, Leonardo Cappellini passa alla Geotermica.

Leonardo, che belva ti senti?

Non saprei, mi sento molto tranquillo, qualunque sia di sicuro si sente in vacanza!

Per sei stagioni pilastro del Cecina

In un post sul tuo profilo social, hai riassunto i tuoi sei anni a Cecina. Vogliamo ripercorrerli anche insieme?

Sono stati sei anni intensi, il Cecina veniva da un lungo periodo di instabilità, senza strutture adeguate, tanto che giocava a Bibbona. Il cambio di gestione ha dato inizio ad anni di crescita, lentamente la gente si è riavvicinata allo stadio, e nel 2023 abbiamo vinto la Promozione.
Nel 2024 in Eccellenza abbiamo mancato i play-off per un punto (46 contro i 47 del River Pieve, n.d.r.), portando però tanti tifosi a Firenze per la finale di Coppa Italia con il Terranuova. Ho il rammarico di averla giocata con tante assenze e forse un po’ scarichi sul piano mentale. Nell’ultima stagione abbiamo raggiunto l’apice delle nostre possibilità, con mille persone allo stadio nella finale play-off con la Sestese.
Ho giocato tutte le partite, senza saltare un minuto, arrivando a 144 presenze complessive, 60 senza subire gol. Dopo quella che reputo la mia stagione migliore, con tanti complimenti anche personali ricevuti, e l’orgoglio del premio Muretto Rossoblù ricevuto dai tifosi come miglior giocatore, beh… non sono stato confermato. Peccato perché devo lasciare persone a cui voglio bene, oltre a un campionato salito molto di livello, con nobili decadute, quasi una piccola serie D. Mi sarebbe piaciuto anche indossare la fascia di capitano, almeno una volta.

Con che spirito hai preso la decisione della società?

Non ti nascondo che non mi aspettavo una mazzata così. Di sicuro la situazione poteva essere gestita meglio, anche se riconosco che alcune persone sono state corrette con me, parlando chiaro. Insieme a Emanuele Rovini ero il più anziano della rosa, abbiamo ricevuto un trattamento simile. Nel mio caso penso c’entri il voler puntare su un portiere in quota, ma ci vedo anche una scelta tecnica a prescindere.

Geotermica, i motivi di una scelta

Lascia un po’ sorpresi la tua scelta di scendere addirittura di due categorie. Com’è maturata?

Leonardo con i genitori, Cristina e Guido, e il fratello Tommaso

Devo ringraziare il direttore Alberto Lorenzini, che già mi conosceva come compagno di squadra del figlio Tommaso, capitano del Cecina. Non appena ha appreso la situazione, è stato il primo a chiamarmi, con lui c’è amicizia e stima reciproca, anche fuori dal campo.
Prima di lui mi avevano cercato anche una squadra di Promozione e una di Eccellenza, ma pensando di rimanere a Cecina le avevo declinate.
A quel punto ho fatto valutazioni anche oltre il calcio, legate alla famiglia e al lavoro.
Mio figlio Mattia è nato in aprile 2024, voglio stargli più vicino possibile. Inoltre sono rappresentante di detergenti per la ristorazione nell’azienda di famiglia con mio padre Guido e mio fratello Tommaso, e mi muovo lungo tutta la costa livornese. La mia compagna Vittoria gestisce una palestra comunale a Saline di Volterra. Per tutti questi motivi ho accettato di scendere di categoria per rimanere vicino casa, in una società comunque ambiziosa qual è la Geotermica, che in Eccellenza c’è stata e vuole risalire con un grande collettivo, ringrazio anche il Presidente Fausto Rasoini per la fiducia.
Sono felice di mettere la mia esperienza a disposizione del gruppo e dell’allenatore Gabriele Citi, sul campo l’ho incontrato come avversario sempre ostico col suo Castiglioncello.

Vivi questa stagione come possibile inizio di un nuovo ciclo?

Non mi sono mancate proposte e alternative allettanti, perfino più numerose di dieci anni fa dopo il campionato in D con il Ponsacco, anche da realtà con progetti importanti. Dentro di me non è un capitolo chiuso, sento la voglia di tornare in Eccellenza, in un contesto che possa anche puntare oltre, magari a quella serie D che, da sognatore quale sono, immaginavo di poter raggiungere col Cecina. Intanto affronto con impegno e spirito positivo questa stagione, poi vedremo.

Gli inizi alla Sorgenti Labrone, portiere per caso

In quale momento hai sentito di voler fare il calciatore e quando sei diventato portiere?

Cappellini in presa alta contro la Zenith Prato

La mia passione per il calcio nasce da piccolo, vedendo giocare il Livorno in serie A. Ho iniziato intorno ai 5 anni alla Sorgenti Labrone, l’attuale Pro Livorno, rimanendoci un paio di stagioni. Non c’erano ruoli fissi, mi ricordo che un allenatore propose una serie di tiri, eravamo tanti bimbetti a calciare e nessuno in porta. Ci son finito io, feci subito due o tre parate e la cosa mi piacque, così ci son rimasto.

La serie D a Ponsacco

Poi le stagioni di settore giovanile da Empoli fino alla Primavera del Livorno e il salto nei dilettanti a Ponsacco, come ricordi quegli anni?

Leonardo con la maglia del Ponsacco

In seguito ho fatto la trafila all’Empoli, dal 2005 fino agli Allievi Nazionali, sei anni in tutto; quindi sono passato a Livorno per due anni, il secondo in Primavera. A 18 anni, nel 2013, ricevetti la proposta del direttore sportivo Andrea Luperini e passai in prestito al Ponsacco (nato in quell’estate dalla fusione del Ponsacco 1920 con il Pisa Sporting Club di San Giuliano n.d.r.) in Eccellenza.
Lasciavo una squadra professionistica, ma con la prospettiva di un anno coi grandi in una squadra attrezzata per vincere, e andò benissimo. Vincemmo il campionato (68 punti, +7 sul Pietrasanta Marina n.d.r.), dove giocai tutte le partite parando anche tre rigori, e la Coppa Italia regionale in finale con la Bucinese, proseguendo fino alla finale nazionale, persa col Campobasso 3-2 alle Due Strade (clicca qui per la sintesi video di quella partita). Il Livorno perfezionò la cessione del mio cartellino, così sono rimasto a Ponsacco altre due stagioni in serie D, molto positive. Sono ancora legato all’ambiente e alle persone.

Le foto ti ritraggono spesso librato in volo, segno di una reattività muscolare che forse è il tuo punto di forza, sei d’accordo?

Sono bravi i fotografi! Bisogna allenarsi tanto nel nostro ruolo, è l’aspetto più importante, dovrò essere bravo anche in questa categoria, per me nuova, a tenere alto il ritmo, il gesto tecnico spettacolare nasce dal metodo con cui lavori.

Il professionismo, un sogno appena sfiorato

Andiamo avanti con il tuo percorso, con il Tuttocuoio hai sfiorato la serie C, com’è andata?

Dopo le stagioni brillanti in serie D, il direttore sportivo Umberto Aringhieri, di Ponsacco, mi portò al Tuttocuoio (il presidente era Andrea Dolfi n.d.r.). Lì ho fatto tre presenze in Coppa di C, ricordo la vittoria ai rigori 5-4 con l’Arezzo dove ne parai due, l’ultimo decisivo – a Corradi e Milesi, racconta il web … – più una in quella nazionale, la Coppa Italia Tim Cup, contro la Casertana (impresa sfiorata il 31 luglio 2016, entrato all’inizio del primo supplementare sull’1-1, finale 3-2 per i campani dopo il 2-1 segnato da Lorenzo Tempesti n.d.r.).
Firmai per un anno con opzione per il secondo, sapevo di affrontare un anno di formazione, dietro a un portiere esperto, cercando di imparare più possibile per giocarmi al meglio la stagione successiva. Purtroppo la retrocessione ai play out col Prato (doppio pareggio 2-2 e 0-0 n.d.r.), in una stagione che non vide poi alcun ripescaggio, cambiò le carte in tavola. Ho il rammarico di quell’occasione sfumata per poco, potevo affacciarmi e magari farmi apprezzare su un palcoscenico professionistico.

Sporting Cecina, dalla Promozione ai play-off per la D

Di lì a poco sarebbe arrivato il lungo periodo allo Sporting Cecina, come ci sei arrivato?

Nel repertorio di Leonardo non manca il coraggio di qualche uscita spericolata

Prima sono passato per due stagioni al Montecatini, dove ho lasciato tanti amici che ancora sento e mi vogliono bene. Mi dispiace leggere delle difficoltà che sta attraversando la società, dove ho trascorso un periodo positivo. Speravo potesse preludere a una seconda opportunità di fare il salto; non è capitato, ma va bene così. Ho fatto uno spezzone della stagione 2018-19 in Eccellenza al Montignoso, squadra costruita per salvarsi, ci giocava la coppia d’attacco formidabile Silvestro Geraci e Niccolò Chiaramonti; a dicembre cambiarono 10 giocatori, e sono rientrato a Montecatini, arrivammo quinti, vinse il Grosseto con il Fucecchio secondo e la forbice che non consentì i play-off. Poi in estate sono arrivato allo Sporting Cecina (retrocesso l’anno prima in Promozione con solo 13 punti all’attivo n.d.r.).

Ti hanno definito un portiere introverso che trasforma la tensione della gara in energia positiva, sei d’accordo?

Ho ansia più che altro nell’attesa e nella preparazione della partita, devo migliorare quest’aspetto anche per essere d’esempio ai più giovani. Comunque quando inizia la gara passa tutto.

Hai raccontato di alcuni rigori parati, ti ritieni uno specialista?

Non più di tanto, negli ultimi due anni non ne ho presi uno. Ci sono annate dove gira meglio, altre meno, cerco di studiare gli avversari, ma soprattutto vado a intuito, appena chi tira abbassa lo sguardo scelgo un angolo e mi butto da quella parte

“La squalifica che mi ha fatto crescere”

In campo stai al tuo posto o sei un portiere che brontola?

Leonardo è acrobatico anche nel rinvio

Mi è servita di lezione l’espulsione con squalifica di 5 giornate della stagione 2023-24, saltai tutto il mese di gennaio, periodo in cui oltretutto la squadra incontrò molte difficoltà. Capitò nella prima partita dopo la sosta con il Tuttocuoio. A dicembre avevamo pareggiato 2-2 con la Ponte Buggianese, con due rigori contro inesistenti, quindi perso in casa 1-0 col River Pieve subito prima di Natale.
Sentivamo quella partita, la preparammo con grande attenzione, ma nel secondo tempo ecco un altro rigore contro, per un contatto normalissimo di spalla (tra Giacomo Rossi e Lorenzini, raccontavano le cronache di Almanacco di quel lunedì n.d.r.), persi un po’ il controllo e urlai qualcosa di troppo all’arbitro. Poi addirittura finimmo in 8. Ho imparato tanto da quell’episodio, dopo aver visto quelle cinque partite dalla tribuna so gestire meglio anche le tensioni sul campo, e controllare le reazioni, con l’arbitro e coi compagni. Ci può stare un urlaccio ogni tanto, ma tutti sbagliamo, l’importante è trovare un equilibrio.

Infatti rientrasti nella finale di Coppa con il Terranuova e fosti uno dei migliori pur subendo 4 gol, dico bene?

Ricordo che mi sentivo bene, ero tranquillo. Peccato che la squadra fosse un po’ scarica, con tante assenze. Fossimo arrivati lì in un’altra condizione, anche mentale, come ad esempio a fine campionato quando vincemmo 2-1 sul campo della Zenith, ci si poteva giocare diversamente. Comunque il Terranuova era costruito per vincere, tanto che poi ha raggiunto la serie D.

Le conseguenze di un errore…

Invece come te la cavi con la gestione emotiva di un tuo errore?

E’ un altro aspetto che devo migliorare. Mi porto dietro il peso, magari reagisco nella stessa partita però mi resta il timore in quelle successive, fino magari a un intervento importante che mi rimetta in sesto. Temo un po’ le conseguenze dello sbaglio, di essere giudicato non all’altezza o messo fuori squadra.

Il 22 ottobre compi trent’anni, ti chiedo come ti senti e se hai in programma un festeggiamento particolare?

Leonardo al mare in famiglia, con la compagna Vittoria e il figlio Mattia

Non ho ancora pensato a come festeggiare. Di sicuro diventare babbo di Mattia (nato il 21 aprile 2024 n.d.r.) mi ha fatto sentire più adulto, è una bella responsabilità e ancor prima una gioia immensa, per noi e per le nostre famiglie.

Galeotto fu l’aperitivo!

Come hai conosciuto la tua compagna Vittoria?

In un bar a Cecina, per un aperitivo. Ci siamo rivisti ed è nato tutto. Ha un anno più di me, mi ha colpito la sua esuberanza, ha una forte personalità e al tempo stesso un modo di fare scherzoso simile al mio.

Ho letto che anche tua mamma Cristina ha giocato a basket, giusto?

Sì, ha fatto parte di squadre della zona, una passione trasmessa da mio zio. Adesso è istruttrice di minibasket.

Cosa dicono le stelle?

Secondo lo Zodiaco, una Bilancia nata nel tuo giorno possiede potere di seduzione e un’aura dorata, te la senti?

Mah, se lo dicono le stelle diciamo di sì, pensiamo positivo! Più che altro sono una persona che cerca rispettare tutti e aiutare chi può, senza pregiudizi.

Sei ansioso anche fuori dal campo oppure hai un buon controllo delle emozioni?

Nella quotidianità sono fin troppo tranquillo, non mi faccio mai grossi problemi. Sono perfezionista sul campo, tendo sempre a migliorare. Nella vita forse lascio più correre, cerco di godermi il momento.

Che scuola hai frequentato?

Ho frequentato l’ITC Vespucci a Livorno, fino a metà della quinta. Poi, allenandomi all’epoca a Ponsacco anche di mattina, mi sono diplomato da privatista.

Invece oltre al calcio che interessi coltivi? Ti piace ascoltare musica o viaggiare?

Mi piacciono tutti gli sport, seguo molto il tennis. Vorrei vivere un concerto di Vasco Rossi, quest’anno non siamo riusciti ad andare; ascolto musica rock ma anche quella più commerciale, e qualche giovane italiano come Olly o Mister Rain. Sono stato tre volte in Spagna, a Lloret, Formentera e Ibiza, vorrei fare altre esperienze, magari negli Stati Uniti oppure in capitali come Londra o Parigi, senza tralasciare l’Italia che ha tanti posti che meritano.

Quella volta che…

La nascita di un figlio è toccare il cielo con un dito, poi ci sono i compleanni. Ecco il primo di Mattia con mamma Vittoria e babbo Leonardo

Ti propongo una raffica di “quella volta che”. Quando hai pianto, quando hai riso tanto, quando hai toccato il cielo con un dito e invece un momento in cui ti è crollato il mondo…

Piango poco, mi viene in mente quando è morto mio nonno paterno Alfredo, nel 2015, una persona importante per me. Le risate non le associo a un momento preciso, piuttosto al periodo della scuola superiori, in un gruppo con gli amici. Toccare il cielo con un dito mi fa pensare a nostro figlio Mattia, quando abbiamo saputo che sarebbe arrivato e quando è nato. Non mi sono mai sentito perso o abbattuto, anche se l’opportunità vista sfumare al Tuttocuoio e il trattamento ricevuto quest’anno sono stati bocconi pesanti da mandar giù.

In conclusione chi è Leonardo Cappellini?

Un ragazzo di trent’anni che cerca di vivere con positività, sempre pronto ad affrontare nuove sfide col sorriso, senza abbattersi nelle difficoltà. E che è ancora lontano da sentirsi un portiere a fine carriera.

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