Almanacco del Calcio Toscano

Io proprio io: Claudio Targetti

Io Proprio Io Claudio Targetti.
Nuovo viaggio dell’Almanacco del Calcio Toscano nella vita e nella carriera di un protagonista del nostro mondo. Il quarto racconto del 2025, il numero 22 della serie (clicca qui per la raccolta completa) era nelle prime intenzioni un altra tappa del cammino di “Quelli che aspettano…”, a colloquio con allenatori al momento senza panchina – vedi qui le recenti chiacchierate con Alessandro Francini e Stefano Scardigli).

La ricchezza della conversazione e la grande affabilità di Claudio – che nel 24-25 ha allenato il Fucecchio – ci hanno tuttavia condotto verso nuovi orizzonti, dall’intervista di calcio al racconto di vita. Vi proponiamo quindi una sorta di “Io proprio io aspettando una panchina”.

Vi raccomandiamo ancora una volta di prendervi un po’ di tempo e vi auguriamo una buona – e speriamo piacevole – lettura.

di Edoardo Novelli

Claudio Targetti, premio come miglior allenatore d’Eccellenza alla Notte delle Stelle di TV Prato e Almanacco, dopo la stagione al Fucecchio 2018-19

Quelli che aspettano…

Claudio, sei nel club di “Quelli che aspettano…”. Con che spirito vivi questo periodo senza panchina?

“L’esperienza mi dice di stare tranquillo, sereno, non ci si può fasciare la testa. Se capita bene, ma non siamo noi a decidere si si allena o no. Attendo, senza fretta, perché se qualcuno cambia allenatore a settembre vuol dire che ha sbagliato tutto…”

Un allenatore di spessore

Il web ti definisce un allenatore di spessore… Ti ci rivedi e che significato dai a quest’aggettivo?

“Allenatore di spessore cosa vuol dire? Forse che son grosso? Beh, probabilmente fa riferimento all’esperienza, al carattere di chi vorrebbe trasmettere a tutti i giocatori com’ero io in campo, uno che non molla mai”.

Com’è cambiato il modo di allenare da quando hai cominciato?

Foto profilo vintage sul profilo Instagram di Claudio, un collage preparato per i suoi 50 anni

“Sono almeno vent’anni che cerco di fare l’allenatore meglio che posso, da quando ho iniziato nel 2004 a Montelupo subito dopo aver smesso di giocarci. Prima contava soprattutto la meritocrazia in base ai risultati. Oggigiorno si guarda anche a chi ha saputo lavorare di più con i giovani, bisogna saper interagire con tutte le figure della società e dello staff, ascoltare i consigli, con più apertura mentale anche nei confronti dei giocatori, aspetto non facile visti i diversivi e le sollecitazioni di ogni genere che tendono a distrarli”.

“Per crescere la testa è fondamentale”

Quindi, oltre all’aspetto tecnico, è fondamentale anche il ruolo, in un certo senso, di educatore?

“Il nostro compito è trovare gli stimoli giusti per motivarli a migliorare e dare sempre qualcosa in più; ai più giovani, ma anche agli altri più maturi, dico sempre che l’ambizione non è detto che basti per salire di livello, ma certo serve per migliorarsi e crescere. La testa è fondamentale, prima se ne rendono conto e meglio è”.

Cosa consiglieresti di scegliere a un giocatore di vent’anni, fra un settore giovanile professionistico e una prima squadra d’Eccellenza? Penso per esempio al percorso di Brando Mazzeo dalla Sestese alla Fiorentina…

Mazzeo alla Primavera della Fiorentina porta con sé l’esperienza di un paio di stagioni insieme ai più grandi, sa già le dinamiche di quando lotti per il risultato, ha l’umiltà e la fame di chi sale dal basso, per lui è tutto un crescendo. Faceva gol in Eccellenza e continua a farli in Primavera, ha la fortuna di essere giovane e saprà trovare il suo spazio di crescita. Invece il percorso inverso può infondere la presunzione di essere già bravo, magari in un settore giovanile professionistico avevi chi ti preparava la borsa e lavava le scarpe, l’impatto con il mondo più spartano dei dilettanti può essere traumatico. Non bisogna mai adagiarsi su quanto si è fatto, serve voglia e sacrificio, anche l’umiltà di riconoscere se qualcun altro è più bravo e la grinta di fargliela sudare comunque”.

Tornando all’attesa, come valuti la possibilità che un tecnico esonerato nella prima parte di stagione possa ricollocarsi?

Targetti con la maglia del Castelfiorentino

“Per me è un’opportunità. Il primo esonero l’ho subito tre anni fa a San Miniato nel 2022. Se capita a inizio stagione perdi l’annata, senza poter considerare altre oportunità. Poi certo sta alle società valutare se, cambiando, affidarsi alle motivazioni di qualcuno che era fermo oppure alla voglia di riscatto di chi ha subito una delusione. Dipende da cosa vanno cercando, anche caratterialmente”.

Il risultato arriva con la prestazione

Sul tuo biglietto da visita hai scritto “cerco il bel gioco” oppure “voglio il risultato”?

“Per la mia esperienza, cerco il risultato attraverso la prestazione, poi se a volte hai delle esigenze di risultato, magari per salvarti, e senti le pressioni della società, si può accettare di essere meno belli. Però, con la prestazione, se non è oggi sarà domani, i risultati arrivano. Dipende anche dai giocatori che hai, a come li vedi durante la settimana agli allenamenti. A volte c’è bisogno di pungolarli, come ho visto fare a uno dei miei maestri, Ennio Pellegrini, altre li vedi talmente motivati, entusiasti del lavoro fatto in settimana, e senti di poter fare la grande partita”.

Parlando di moduli

Sul piano tattico hai un modulo a cui sei fedele oppure ti consideri di larghe vedute?

“Di solito preferisco giocare col 4-3-1-2, ma col trequartista che non faccia solo quella fase ma possa supportare i tre di centrocampo. Poi, ti ripeto, devi adattarti ai giocatori che hai, a Fucecchio talvolta ho giocato per necessità con i tre dietro, mentre il 4-4-2 con gli esterni bravi a saltare l’uomo e andare sul fondo era ideale anche per le caratteristiche della punta che avevo, Lorenzo Sciapi. Talvolta devi anche saper cambiare in corsa, per riprendere il risultato, anche se al nostro livello non è facile prepararsi a questo negli allenamenti, che devono anche divertire”.

I playoff sfiorati a Fucecchio

L’ultima tua esperienza al Fucecchio è stata molto positiva, un peccato non proseguirla, sei d’accordo?

“A Fucecchio mi è dispiaciuto non avere fatto tre punti l’ultima domenica, avrebbe significato coronare con l’impresa il percorso. Ho preso la squadra a fine ottobre con 6 punti e abbiamo chiuso a 45 (11 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte n.d.r.). Ho trovato un gruppo di ragazzi eccezionali, conoscevo la piazza ma non il gruppo e dopo l’impatto del primo mese, in cui gli spiazzai togliendo dei punti di riferimento come gli orari fissi degli allenamenti, evidentemente ho toccato le corde giuste. Dopo i primi risultati la convinzione e l’impegno negli allenamenti, si sa che l’appetito vien mangiando, ha reso possibile una visione comune nella fiducia reciproca e abbiamo trovato continuità. Tanti ragazzi, penso ad Agostini o Geniotal, dei 2005, sono usciti fuori alla grande, secondo me hanno già le potenzialità per categorie superiori. Ho avuto conferma del valore di questo gruppo a fine campionato, quando insieme alla società è stato deciso di interrompere la collaborazione, scelta che accetto serenamente come parte del gioco. In tanti mi hanno cercato anche per chiedere se andavo da qualche altra parte”.

Il 3-1 al Cenaia e lo 0-7 a Perignano

Quali momenti in particolare porterai con te dell’ultima stagione?

“Una vittoria che ricordo è quella contro il Cenaia, che mi pare fosse terzo. Non avevo Sciapi, misi proprio Agostini come attaccante centrale. Alla fine del primo tempo vincevamo 3-0 e finì 3-1, quella partita vinta nella difficoltà dette forza a tutto il gruppo, che invece fu bravo a reagire dopo il 7-0 preso a Perignano – quando il presidente Lazzeri rimborsò il prezzo del biglietto ai tifosi in trasferta n.d.r. – . Nessuna scusa, te lo porti a casa e riparti, meglio una sconfitta 7-0 che 7 per 1-0, si dice così no? Abbiamo trovato la forza di rivalsa per dimostrare sul campo che era solo un episodio, siamo ripartiti subito”.

Magari, dicevi, qualcuno di quel gruppo ti avrebbe anche seguito in un’altra avventura…

“Quando ero giovane ricordo il grande Miro Morandi, dove arrivava vinceva e quando si spostava i giocatori lo seguivano. Anch’io ho sempre gradito portare con me dei giocatori che sanno già quello che chiedo, sapendo però che quando inizio con un nuovo gruppo quelli che porto sono i primi che metto in discussione. Da loro pretendo personalità, che diano qualcosa in più e che siano di esempio per gli altri”.

A Fucecchio eri già stato nel 2018-19, anche quell’anno avevi Sciapi davanti, giusto?

Targetti ringrazia i tifosi a fine campionato 2018-19

“Quel primo anno a Fucecchio chiudemmo secondi a 66 punti, una cifra che in altre stagioni avrebbe potuto dire davvero serie D, dietro al Grosseto che ne fece 73. Anche lì un gruppo che ricordo forte e affiatato, con degli interpreti particolari come appunto Lorenzo Sciapi, che ho ritrovato in quest’ultima stagione.

Lorenzo Sciapi, la garanzia di un bomber vero

Sai che è un giocatore da 20 gol, mal che vada te ne fa 15, sei quasi salvo prima di cominciare se sai mettere la squadra in condizione di valorizzarlo. Può stare anche un quarto d’ora a guardare la partita, poi arrivano quei 5 minuti, ti fa due gol e hai vinto 2-0. Mi ricordo fra i tanti il gol del 3-2 al Ponte Buggianese al 90’. Lorenzo aveva recuperato palla verso la bandierina, la passa indietro, si calcia in porta, ma il nostro giocatore svirgola e il pallone batte su un avversario. Sarebbe finito a fondo campo ma Sciapi non era rimasto fermo, era in area proprio dove stava arrivando il pallone, poteva sembrare un gol facile, ma quanti sarebbero andati proprio lì dove si era fatto trovare lui? E’ un ragazzo determinato, con cui mi trovo bene, infatti è tra quelli che mi hanno telefonato…”

Le vittorie in Coppa Italia

Nella tua bacheca di allenatore ci sono anche due Coppe Italia di Promozione, come le ricordi?

Zio Claudio col nipote Alessio Sabatini, dopo la vittoria in Coppa centrata insieme a Montespertoli

“Con il Montelupo era il 2010-2011, riuscimmo a ribaltare la sconfitta in casa all’andata col Ghivizzano, e in finale vincemmo due volte col Montalcino. Si parlò anche di un possibile ripescaggio ma poi non si concretizzò. A Montespertoli avevamo fatto un gran lavoro nel 20-21, la stagione che saltò per il Covid. Riuscimmo a fare tutto l’anno due allenamenti, così per stare insieme e fare gruppo. Ognuno poi andava a fare la doccia a casa, pur abitando magari lontano, spesso eravamo anche in 18. L’anno successivo abbiamo raccolto i frutti, vincendo la Promozione e la Coppa, soddisfazioni frutto di quel lavoro”.

La Coppa a Montespertoli ricorda anche quel gran gol in finale di un capitano di lungo corso come Maltomini, quanto è contato e può contare tutt’ora?

Marco è eccezionale, come giocatore e come persona, è del paese e ha sempre giocato lì. Può fare qualsiasi ruolo, non alza mai la voce ma non si può che rispettarlo, volergli bene e andargli dietro”.

Altre esperienze in panchina

Nel tuo passato recente ci sono anche il biennio Porta Romana e la breve permanenza al Firenze Ovest, come sono andate quelle stagioni?

“Anche nel biennio al Porta Romana in Eccellenza sfiorammo l’impresa, finendo secondi dietro all’Aglianese con 57 punti nel 17-18 (poi eliminati ai playoff dalla Sinalunghese, che vinse tutti e tre gli scontri diretti di stagione con gli arancioneri e poi venne promossa in D agli spareggi nazionali n.d.r.). In squadra c’erano Sabatini, Pecchioli, Riccobono, Trapassi, partimmo con una sconfitta (in trasferta 2-1 con la Castiglionese n.d.r.), poi cominciammo a infilare risultati – l’Almanacco racconta di 9 vittorie e 2 pareggi nelle successive 13 partite, prima del 3-1 patito a Sinalunga. Al Firenze Ovest, invece, ritrovavo Mattia Duradoni, direttore sportivo nelle stagioni a Montespertoli. Arrivai dopo Matteo Angiolini, ma trovai tante criticità e dopo un mese e mezzo persi gli stimoli”.

(Andando un po’ più a ritroso, dopo l’intervista, troviamo anche il premio AIAC come miglior allenatore nella stagione 2012-13 sulla panchina del Gambassi).

L’unico segreto è il sacrificio

Hai detto, l’ho letto ancora sul web, che non esiste ricetta magica, l’unico segreto è il sacrificio. La pensi così fin da quando giocavi, no?

Campionato 1985-86, Claudio con la maglia del Montelupo

“Io è da lì che vengo. Quando giocavo in serie D, per una decina d’anni, se arrivavano dei ragazzi, ad esempio dalla Primavera della Fiorentina, mi chiedevano subito dove avevo giocato fino a quel momento. Io raccontavo del mio settore giovanile al Montelupo e della mia esperienza dalla Promozione in avanti, suscitando un po’ di sorpresa che fossi lì senza un passaggio in qualche società professionistica o comunque più importante. La mia era fame di calcio e di vittorie, ho cominciato a Montelupo arrivando secondi in Promozione da matricola, avevo 18 anni. Poi partii militare, l’anno dopo si retrocesse, cosa che non mi è mai piaciuta né si è ripetuta. In seguito ho giocato a Pontassieve e si arrivò secondi, quindi 5 anni a Sesto, di cui 4 in Serie D con la vittoria storica in Coppa Italia dell’88-89. Dopo ci fu l’Eccellenza all’Impruneta, con Brunero Poggesi che portò con sé diversi giocatori che aveva proprio a Sesto: oltre a me Bartalucci, Simoncini, Masi, Pratesi.

Un ritaglio del 2000 del big match Rieti-San Gimignano, Targetti merita un 6.5 dal cronista del Corriere

Tante vittorie da giocatore

Si vinse il campionato facendo altre 2 stagioni di serie D, stessa dinamica a Castelfiorentino, Eccellenza vinta al primo anno e due anni in D Paolo Indiani, che ho poi seguito a Sangimignano, secondi in D 1999-2000 dietro la Sangiovannese, colpa anche di una irregolarità di tesseramento costata una penalizzazione di 6 punti. Altro giro, altro campionato in serie D vinto nel 2000-2001 a Poggibonsi. Lì avevo già 34 anni, decisi di allentare, anche perché lavoravo in proprio, tornai in Promozione e poi a casa in Prima Categoria nel Montelupo, in tempo per vincere un altro campionato! Insomma, tante soddisfazioni. Magari sarò stato fortunato, ma ci ho sempre messo tutto me stesso per meritarlo, senza pensare troppo al guadagno”.

Le previsioni sull’Eccellenza 2025-26

Sta per iniziare una nuova stagione, come vedi il girone A d’Eccellenza?

“Molto duro. La Lucchese è un punto interrogativo ma devi darle credito, tanti giocatori e l’allenatore arrivano da fuori, è da scoprire. Il Viareggio viene da una stagione difficile e ha scelto un tecnico di categoria. Il Cenaia ha la solita buona squadra, ha mantenuto l’allenatore e la struttura della serie D, quando la società scelse di non svenarsi cercando la salvezza, accettando di ripartire dall’Eccellenza per giocarsela al vertice. Vedo bene il Castelnuovo Garfagnana, la Sestese di Polloni, che ha fatto bene da neopromossa e, pur con qualche perdita in difesa, penso possa almeno ripetersi. La Massese ci riprova.

Le neopromosse

Poi non dimentichiamo le neopromosse Belvedere, che ha investito e non si affaccia in categoria con tono dimesso, e il San Giuliano che avrà un bel blocco di ex Camaiore. Mentre la Larcianese ripescata da poco e la Real Cerretese che mi pare non abbia cambiato molto, andranno valutata più avanti. Il Montespertoli ha Sarti che è bravissimo, ormai ha consolidato la categoria e preso Granucci davanti che porta qualità.

“C’è sempre da mettere in conto la sorpresa”

Viene rammentata poco la Zenith Prato, che è una falsa retrocessa con degli acquisti importanti; lo Sporting Cecina ha Sebastiano Miano che lavora lì già da quattro anni, ha preso Giacomo Rossi – anche se per qualche tempo sarà indisponibile n.d.r. -. Il Fucecchio ha un gruppo storico consolidato e giovani di prospettiva, può far bene anche il Perignano. Può sembrare abbia fatto poco la Pro Livorno ma ha preso giocatori dal Real Forte Querceta e dovrebbe recuperare Montecalvo. Poi chi rimane? Ah… Il Real Forte Querceta penso punti a tenere la categoria. Ma c’è sempre da mettere in conto almeno una sorpresa”.

Invece, una carrellata veloce sul girone B a chi ti fa pensare?

“Fin troppo facile dire Antella, Sansovino, Valentino Mazzola, poi le società storiche come Sangiovannese con Calderini e lo stesso Figline. La Rondinella è cresciuta ancora, la Colligiana e l’Affrico che vengono da un’ottima stagione, il Grassina con un’allenatore che conosce l’ambiente e un d.g. esperto come Rosadini, la Baldaccio Bruni che è sempre sul pezzo, come la Castiglionese di Zacchei. Diciamo che nei primi due mesi si potrà avere un’idea della scala di valori, anche se lo Scandicci l’anno scorso all’inizio faceva fatica ed è uscito dopo”.

La famiglia e le passioni fuori dal campo di gioco

Racconta qualcosa di te, com’è composta la tua famiglia?

Claudio con la moglie Rosaria

“Mia moglie Rosaria è di Montelupo come me, era un’amica di mia cugina e chiesi la sua complicità per conoscerla, ci siamo trovati, probabilmente avevamo bisogno uno dell’altra proprio in quel momento. Lavora alla CNA a Empoli. Abbiamo due figlie, Carolina di 21 anni che frequenta Medicina e Clarissa di 16, che ha scelto l’ITI in biotecnologia sanitaria”.

Tu che lavoro fai?

“Sono giardiniere manutentore del Comune di Montelupo, lavoro vicino casa. Inizio presto ma l’orario mi permette il pranzo a casa e diversi pomeriggi liberi. Anche se il paese è piccolo e quando sono in giro trovo sempre qualcuno che mi chiede quando verrà sistemata quell’aiola o se posso passare a guardargli una pianta del giardino…”

Generazione contadina…

Invece nel tempo libero, a parte il calcio, cosa ti piace fare?

“Vengo da una generazione contadina, mio babbo era un muratore vecchio stampo, lavorava alla Lastra nell’impresa edile Ciaschi. Non mi ha voluto insegnare il suo mestiere, mi diceva che non avrebbe voluto che i figli faticassero come e quanto lui. L’ho sempre visto un’artista nel ricreare qualcosa da ciò che altri avrebbero buttato, e probabilmente ho questa cosa nel sangue. In casa faccio un po’ di tutto, l’idraulico, curo l’orto, scarto le persiane, specie nei periodi in cui non alleno”.

Domanda classica, mare o montagna?

Il relax in montagna è il preferito di Claudio e Rosaria

“Cerchiamo sempre di fare una settimana di vacanza tutta la famiglia, finche le figlie ci seguiranno. Quest’anno siamo stati all’Elba di luglio, cambiando sempre spiaggia, ogni sera me ne tornavo facendo qualche chilometro a piedi. In agosto, come sempre visto che di solito alleno o mi tengo pronto, ho lavorato. Siamo tornati da poco dalla Val Badia solo con Rosaria. Devo dire che preferisco la vacanza in montagna, la trovo molto più rilassante, ogni giorno un paesaggio diverso”.

“Non possiamo fare a meno dei sogni”

Sei più da divano col telecomando in mano oppure prediligi la convivialità?

Quando si ritrova con gli amici, Claudio prepara anche le pizze

“Adoro stare all’aria aperta, mangiare bene e in buona compagnia. Abbiamo festeggiato da poco le nozze d’argento con Rosaria, eravamo quasi un centinaio, c’era anche l’amico che al nostro matrimonio si presentò vestito da sposa, gliel’abbiamo fatto rifare! Mi piace saper ridere delle cose, ho ancora lo spirito di quand’ero ragazzo, non possiamo fare a meno dei sogni. Poi vado a correre con le mie figlie e porto con me il nostro cane, una femmina che si chiama Maya. Faccio almeno 5 o 6 chilometri al giorno, anche se piove, sebbene qualche acciacco ogni tanto lo sento. Non è ancora il tempo di mettersi seduto in casa, fermi a guardare il camino. Non leggo tanto, né guardo troppo calcio in TV, preferisco andare a trovare un amico che allena e vedere come lavora. Anche sui social sono discreto, posso mettere magari la foto di un paesaggio, che di sicuro è più bello di me!”.

Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori”.

Chissà se Claudio Targetti ha letto qualcosa di Luis Sepulveda, magari in un rifugio di montagna dopo una bella camminata, immaginando – ne siamo certi – la prossima panchina.

Claudio e Rosaria alla festa per le loro nozze d’argento, nel giugno di quest’anno

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