Eccellenza – Grassina: un’annata magica (vista da un tifoso non grassinese…)
L’amore è una cosa meravigliosa. Almeno una volta nella vita è capitato a tutti di innamorarsi. Per me, lo confesso, è stato amore a prima vista, un colpo di fulmine potente e improvviso. La prima volta che l’ho ammirata ha lasciato il segno. Gioco di prima, mai banale, ricerca continua del fraseggio senza la paura di rischiare un passaggio audace, scambi rapidi e ben costruiti sulle fasce, schemi fulminanti da calcio d’angolo, assetata determinazione nella conquista della vittoria, camaleontica nello studio dei moduli e nel cambio dei medesimi in corso di partita. Ecco, il Grassina è stato tutto questo e non solo, nell’arco di un campionato che ha visto la formazione rossoverde primeggiare in lungo e in largo a dispetto dei pronostici e nel rispetto degli avversari, tutti affrontati con la consapevolezza del più forte ma con la sapienza di chi conosce il calcio e sa che alla fin fine i punti sono sempre gli stessi sia che l’avversario si chiami Poggibonsi sia che si chiami Pratovecchio o Castiglionese. E’ piaciuta anche questa dose di umiltà della squadra che ha fatto esprimere il lato forte della conduzione tecnica pure in partite affrontate non solo con la baldanza della gioventù ma soprattutto con la saggezza dell’esperienza e di un calcio un po’ più antico ma efficace, quello del prima non prenderle: della serie anche un punticino può fare comodo (Colligiana e Zenith docet). Il trionfo è figlio di un campionato sempre sulla cresta dell’onda, suggellato dalla supremazia tattica, di gioco e di squadra, negli scontri diretti con i leoni giallorossi. Per tutti questi motivi ci siamo innamorati di questo Grassina che domenica dopo domenica ha dato l’impressione di essere la squadra più organizzata, più forte e ovviamente più divertente. Si palesi chi non ha goduto alla vista delle feline triangolazioni ora sulla fascia destra, ora su quella sinistra. O chi non si è spellato le mani per i gol realizzati in casa come in trasferta. O chi non ha gioito per un recupero della difesa all’ultimo respiro o per un salvataggio provvidenziale del portierone Superman. Permettetemi di scrivere che mai come questa volta è stata una vittoria di squadra o meglio di gruppo, considerando che nella squadra devono essere incluse tutte le componenti societarie. Ottima la giovane guida tecnica con un contorno di collaboratori sempre sul pezzo e all’altezza della situazione. Il tutto legato da un filo indissolubile con il Presidente e gli altri vertici societari, Presidente che è indubbiamente il primo vero artefice del capolavoro. I saggi ci hanno sempre insegnato, soprattutto nel calcio dei dilettanti, quello che il mio amico Andrea chiama il calcio maggiore, che per vincere i campionati non bastano i giocatori talentuosi, serve anche una solida società che unisce e amalgama tutto l’insieme in una ricetta dove ogni dose ha il suo peso. Le prestazioni sul campo di calcio non sono state figlie soltanto di un prova agonistica e sportiva ma anche di una forte amicizia fra tutti i giocatori, amicizia che si percepiva dagli spalti in tutti quei momenti di difficoltà in cui l’aiuto del compagno diventava determinante. Una vittoria, insomma, costruita…. a tavola, a mangiare la pizza o la bistecca in allegria insieme al Presidente e ai dirigenti, in un modo genuino di fare gruppo e stare coesi per affrontare le sfide sul campo. Personalmente non ho mai avuto il timore che i rossoverdi potessero perdere il campionato, nemmeno dopo la sconfitta di Rignano. Si è trattato di un mero incidente di percorso e tutte le squadre, anche quelle più grandi, possono subire un momento fisiologico di flessione. Ma poi si è trattata davvero di flessione o solo di una giornata storta? Un’ultima componente è stata centrale per il successo in testa alla classifica. Mi riferisco ai tifosi, sempre appassionati, avvolti nelle loro sciarpe e bandiere rossoverdi, pronti in ogni dove a intonare cori d’amore per la squadra e goliardici sfottò all’indirizzo dei cugini rivali del paese vicino. Ecco, la squadra è riuscita pure in questo: nel creare un seguito di sostenitori presenti in trasferta come in casa con immensa corrispondenza d’amorosi sensi per “quel leone che hai sul petto”. Chi si dimenticherà mai le trasferte di Castiglion Fiorentino o di Anghiari, terminate nel tripudio di fumogeni rossi e verdi e nel garrire delle bandiere? Che siano basche oppure Union Jack geneticamente modificate non importa, quel che conta è il colore, il rosso e il verde, i colori vincenti di questa magnifica annata. Un’annata che resterà scolpita nella mente di tutta Grassina per quella corsa dei giovanotti verso la tribuna dopo il derby con l’Antella. Una corsa immortalata da una fotografia che è – e resterà da qui ai prossimi vent’anni – l’emblema della felicità, quella con la F maiuscola. Grazie ragazzi, forza Grassina! Che la festa abbia inizio…
GLI EROI
Mi permetto una breve valutazione della cavalcata degli eroi
BURZAGLI: spavaldo con i piedi, insuperabile saracinesca, un muro a difesa della porta, non vi ricorda il personaggio dei fantastici 4 che si allunga all’infinito? E il pallone non passa!
FABBRINI: un lottatore sulla fascia destra sempre pronto alla sfida e alla disfida
STELLA: quando parte palla al piede prima di destro poi di sinistro vale da solo il prezzo del biglietto, mitico
BENVENUTI: la freccia sinistra, cuore e grinta da vendere, tecnica sopraffina nell’uno-due prima del cross
NUTI: abile nello smistare il gioco senza rinunciare al contrasto, il soldatino che tutti i comandanti vorrebbero avere per affrontare le battaglie più incandescenti
MEACCI: esperienza e senso della posizione a go go, un leone buono per tutte le stagioni
FANI: sempre sul pezzo in marcatura anche contro ostici centravanti
VILLAGATTI: il regista arretrato, il cervello nelle retrovie, lanci balistici da fenomeno. Chapeau!
DEGL’INNOCENTI: il cuore delle squadre sta sempre nel centrocampo, il cuore e il cervello in questo caso
METAFONTI: piccoli architetti crescono e le geometrie di gioco sono di invidiabile fattura
TORRINI: la trottola di centrocampo, il moto perpetuo, carattere e qualità tecnica da grandi palcoscenici
CASCHETTO: stilisticamente superdotato, fa del dribbling la sua arma migliore
BACCINI: il chirurgo del gol, precisione e astuzia lo consacrano nell’olimpo delle grandi punte
BELLINI: è il D’Artagnan dei quattro moschettieri d’attacco, con le sue sontuose veroniche fa impazzire i difensori (e il sottoscritto)
KTHELLA: c’è chi lo chiama la RUSPA chi il TRATTORE, alla fine è un signor giocatore! Punta di razza
CATTANI: a destra gioca sia arretrato che in avanti, padronanza della palla e buoni duelli nell’uno contro uno
BRUNI: la furia rossoverde, il grande cavallo dai polmoni immensi. Mai domo, doti importanti nel tagliare il campo in fase d’attacco e spaccare le partite più difficili.
MERLINI, DALL’OLMO, MARTELLINI, VANNONI, GIANNELLI: poco impegnati ma sempre sul pezzo
ALL.: INNOCENTI (+ STAFF): dopo la prima partita che ho visto si è meritato complimenti non sviolinati perché dal gioco della squadra si capiva che c’era la mano dell’allenatore. Professionale nella preparazione delle partite e abile nei cambi di modulo in gara, è giovane fuori ma esperto dentro… Fare il mister non è affatto facile ma hai dimostrato di essere davvero all’altezza. In bocca al lupo per le sfide future!
Firmato: un tifoso (non grassinese) del Grassina
F.B.