Dicomano “miracolo” sportivo
Con il centrocampista Edoardo Di Biasi ripercorriamo la stagione terminata con la salvezza ai play-out
Dicomano, miracolo sportivo: salvo ai play-out. La storia si ripete. Come accadde nel 22-23 ai danni della Rignanese, quest’anno è il Settimello a pagare dazio, sebbene in vantaggio di 6 punti a fine campionato. Segno che – a volte – può valere di più arrivare da dietro, di rincorsa ma con la motivazione di chi insegue un sogno, di quanto non rassicuri la posizione di vantaggio dei due risultati su tre.
Un miracolo sportivo, come ha premura di volerci raccontare Edoardo Di Biasi, classe 2001, uno dei protagonisti della rosa mugellana:
“Abbiamo affrontato organici più attrezzati, società che hanno investito tanto nei giocatori e si sono rinforzate strada facendo. Noi siamo rimasti gli stessi dell’estate scorsa, i rinforzi di gennaio son stati i rientri dagli infortuni. Vincere il play-out non è stato un colpo di fortuna, ma il risultato di una somma di sacrifici. Per tutta la stagione, dopo il lavoro, ho fatto un’ora di treno per allenarmi. Ancora non abbiamo piena consapevolezza di quello che abbiamo raggiunto, a pensarci viene da commuovermi. Una grande soddisfazione, per me che venivo da un altro sogno infranto, la finale di Coppa persa dal Signa col Certaldo”.
Stagione per certi versi incredibile a Dicomano. Squadra fatta a giugno con budget ambizioso, ai primi di luglio tutto da rifondare, con le dimissioni del d.s. Loriano Maiani e un nuovo programma low-cost affidato alla lungimiranza di Giovanni Tortelli. In campionato, cambio allenatore a fine ottobre, Lorenzo Governi per Giovanni Bugli, e brividi fino all’ultima curva: il pareggio strappato con orgoglio alla Real Cerretese scongiurava la forbice, anche se il Settimello, sconfitto in casa dalla Lunigiana, non l’avrebbe comunque raggiunta. Infine la vittoria nel play-out, un 2-0 apparso netto e meritato.
“Nella foto – in copertina n.d.r. – mi vedi con la maglia che avevo pensato per la mia ragazza Virginia e mia mamma Rosa, che insieme a mio babbo Claudio mi hanno sempre sostenuto. L’avrei mostrata in campo se avessi segnato un gol, ma va bene anche nello spogliatoio dopo questa vittoria che sa proprio di liberazione!”.
Per Edoardo Di Biasi un ruolo nevralgico in mezzo al campo, dove serve la saggezza che traspare cristallina dalle sue parole.
“Ho giocato in mediana davanti alla difesa e mezzala, abbiamo affrontato tante difficoltà per gli infortuni di ragazzi importanti come Marco Pantiferi, Alessandro Bertini, Simone Carnevale. Il campionato ci ha messo alla prova, come una metafora di vita ci ha insegnato la resilienza e a credere nei sogni, abbiamo perso diverse partite 1-0, ma non è mai mancata la scintilla per rimanere uniti e ripartire”.
Una carriera, quella di Edoardo Di Biasi, già ricca di esperienze, anche lontano da casa.
“A Grassina con gli Juniores Nazionali la stagione si è interrotta per il Covid quando eravamo secondi in classifica. Dopo un periodo lunghissimo di costrizione a casa ho scelto una soluzione diversa, in Eccellenza emiliana alla Vadese, poi sono rientrato con la stagione al Signa (18 presenze e 1 gol n.d.r). In estate non si è concretizzato al meglio il mio inserimento alla Rufina e ho scelto Dicomano, non avrei potuto far meglio sotto tutti i punti di vista”.
Hai avvertito difficoltà nel passaggio fra settore giovanile e calcio dilettantistico?
“Come tra Università e lavoro c’è un salto, come fra teoria e pratica, fra ragazzo e adulto. Nel calcio dilettanti entri a far parte di uno spogliatoio con le quote del 2004 e i giocatori maturi, come ad esempio Lorenzo Zeni, che sanno darti esperienza, infonderti sicurezza. Devi saper conciliare le tue ambizioni con le esigenze di squadra, solo così puoi crescere, sul piano umano come calcistico”.
Nel calcio quanto contano i fondamentali, gli insegnamenti tattici, e quanto invece l’estro e l’intuito?
“Nel mio caso l’istinto è tutto, nel rettangolo verde esprimi te stesso, dai sfogo a come sei. Se osservi un ragazzino giocare a calcio ne puoi intuire la personalità. L’estroverso prova la giocata, il timido gioca semplice, il metodico tiene stretta la marcatura. Per me il calcio è passione, allegria, gioia, una sfida con se stessi che fa star bene, aspetti che un po’ vengono meno a livello professionistico”.
Che attività svolgi al di fuori del calcio e cosa ti piacerebbe fare un domani?
“Dopo la laurea mi occupo dell’organizzazione di eventi, come sfilate, congressi o cene di gala. Spero di giocare a calcio più possibile anche se il lavoro mette alle strette e a volte costringe a scegliere fra restare di più in ufficio o allenarti. Mi farebbe piacere diventare allenatore, a livello giovanile o di prima squadra. La fiducia è la chiave per permette di esprimersi al meglio, sarebbe una grande gioia poterla infondere in chi, magari, non riesce ad averla in se stesso”.
Al termine della stagione a chi vuoi rivolgere in particolare il tuo saluto?
“Mi sento di ringraziare davvero tutti, il mister Lorenzo Governi e lo staff al completo, per quanto abbiamo fatto sul campo e per il bene reciproco scambiato”
Hai già le idee chiare per la prossima stagione?
“Con la società valuteremo le prospettive, adesso ci godiamo quello che abbiamo fatto, comunque vada Dicomano rimarrà sempre un’impresa, un’esperienza straordinaria”.
Edoardo Novelli