Marco Longo – Il ricordo di chi lo ha allenato
Se ne è andato Marco Longo, a soli 32 anni. Un male con cui ha combattuto negli ultimi due anni lo ha portato via nella sera di lunedì 5 marzo all’Ospedale Santo Stefano di Prato. Al funerale, che si è tenuto a Iolo, paese della mamma e della sua famiglia, era pieno di gente. Tutto il calcio dilettante pratese era praticamente presente. Da bambino si trasferì con la sua famiglia a Seano. La sua grande passione per il calcio iniziò nel CS 1909 Poggio a Caiano. “Ho allenato Marco due anni nei giovanissimi – ha dichiarato mister Andrea Maggini, allenatore storico del Poggio -. Prima avevo allenato anche suo fratello. Lo conoscevo da quando aveva 7 anni e cominciò a giocare a calcio da noi nel 1992. Siamo rimasti in rapporti con lui e la famiglia anche quando ha lasciato il CS 1909, dopo ben 18 anni. Il gruppo dell’85 è sempre rimasto unito. Sono ragazzi che hanno continuato sempre a uscire insieme, a fare le vacanze insieme. Per questo Marco è rimasto legato al Poggio a Caiano e, anche quando non vestiva più la nostra maglia, passava spesso a trovarci. Era ben voluto da tutti. Era un lottatore, un giocatore grintoso, che non si tirava mai indietro. Fuori dal campo era un ragazzo di compagnia, sempre col sorriso sulle labbra. Che era bravo lo si vedeva già da piccolino. Sapeva giocare, aveva un bel calcio. Ha sofferto un po’ nel settore giovanile, anche a causa di un paio di infortuni. Fisicamente era un po’ ingrassato in quegli anni ma dai 18 in poi ha avuto tantissima forza di volontà ed è esploso. Lì è venuto fuori il ragazzo di carattere che era. Si è allenato tantissimo negli juniores e da lì è arrivato alla Prima Squadra con mister Moretti. Con lui siamo passati dalla Seconda alla Prima Categoria nel 2004. In quell’anno Marco ha fatto il salto che lo ha portato ad essere il giocatore che è stato“. Nel 2010, come detto dopo 18 anni, Marco andò a giocare in Promozione nella Vaianese. “Era una pasta – racconta il dirigente di allora e attuale Presidente Antonio “Tonino” Santini -. Un ragazzo d’oro. Un ragazzo e un giocatore sempre disponibile con tutti, con i compagni, con gli allenatori e con la società. Una giornata come oggi dimostra che a Marco non gli si poteva non volere bene. Sono tutti qui, anche chi lo ha conosciuto solo come avversario. Si fermava solo al triplice fischio dell’arbitro. Ma al terzo, non al primo. Questo male maledetto ce lo ha portato via. Ma anche nella malattia ha lottato come un leone. Se non ce l’ha fatta lui, vuol dire che contro questo male non c’era nulla da fare, non ce la poteva fare nessuno, altrimenti avrebbe vinto anche questa partita”. Per la Vaianese, poi diventata Vaianese Impavida Vernio, Marco Longo ha giocato per quattro anni: due anni e due anni, intervallati dalla parentesi della stessa durata a Maliseti. “Un ragazzo sempre allegro, di quelli che spiccano in gruppo, di quelli che appena c’è da divertirsi a una cena o da cantare al karaoke è il primo – ha aggiunto il direttore generale del Maliseti Tobbianese Simone Bardazzi -. Come giocatore era un faticatore. Un attaccante di razza, una punta centrale che era però anche il primo difensore della squadra. Ha fatto tanti gol in tutte le categorie: dalla Seconda, alla Prima, alla Promozione. Una caratteristica che spiega da sé molte cose. Non aveva magari grandissime doti tecniche ma correva più di tutti. Potevi star tranquillo che in ogni partita avrebbe dato il 300%. Ogni tanto sprecava qualche occasione ma non gli si poteva dire nulla perché era un lottatore, uno che era sempre pronto a rincorrere l’avversario finché non lo aveva ripreso. Il compagno che tutti avrebbero voluto”. La sua carriera calcistica si è conclusa ad Agliana, nelle fila dell’Aglianese, appunto, dove seguì da Vaiano mister Stefano Ceri, insieme ad altri suoi compagni. “Un ragazzo eccezionale – ha detto il suo ultimo allenatore, che lo ha avuto per quattro lunghi anni -. Nei 20 anni che ho allenato ero molto affezionato a Marco. Non tanto al giocatore, quanto all’uomo. Era un generoso. Rispettava sempre le regole e i compagni. E’ insostituibile uno come Marco in uno spogliatoio. Anche dopo l’unica delusione calcistica che abbiamo avuto insieme, cioè la retrocessione a Vaiano, mi disse che sarebbe rimasto con me se avessimo fatto una grande squadra. Rimase e vincemmo tutto l’anno successivo. E poi fu l’unico che mi chiese esplicitamente di venire con me ad Agliana. Per me oggi è un po’ come aver perso un figlio. Voglio fare un plauso alla sua famiglia per come insieme al ragazzo hanno combattuto questa malattia. Successe tutto circa due anni fa a febbraio. Gli dissi che non lo vedevo brillante e lui mi rispose che faceva una corsa e aveva l’affanno. Da lì le abbiamo provate tutti, fino ad arrivare a scoprire la malattia. Marco è una perdita grossa per il calcio pratese ma soprattutto per i suoi amici e per la sua famiglia”.
Antonio Facchi


