Alle radici del sogno Tau Altopascio
Niente è per caso. E il miracolo Tau Calcio _ unica formazione toscana e con i pugliesi della Virtus Francavilla (club retrocesso dalla C dopo otto stagioni nei professionisti) la sola dei nove gironi di serie D a collezionare sei vittorie su sei partite _ arriva da molto lontano. Da una fusione datata 1992 tra la vecchia Unione Sportiva Altopascio, club dilettantistico allora iscritto al campionato di Promozione e da cui erano partiti calciatori come Claudio Bandoni, portiere della Fiorentina campione d’Italia nel 1969 o Giovanni Toschi, protagonista negli anni 70 in A e nelle Coppe con la maglia del Torino, e la Polisportiva Badia Pozzeveri operante nel settore giovanile.
Sono passati 32 anni da quel giorno e oggi il Tau non è solo il degno erede di più di 80 anni di storia del calcio altopascese con un forte legame con il territorio e il settore giovanile più importante della provincia di Lucca e tra i maggiori a livello regionale con oltre 600 tesserati (compresi i 150 dell’Academy e i 200 della scuola calcio dai 6 agli 8 anni). Il Tau Calcio Altopascio è una società che programma il futuro con serietà, competenza, professionalità e un’umiltà di fondo. Negli ultimi cinque anni gli amaranto hanno disputato due campionati di Eccellenza e tre di serie D con una crescita continua e costante di risultati che sono il frutto di un’organizzazione capillare con 150 persone _ tra impiegati, custodi, massaggiatori, tutor, osservatori, preparatori atletici e 40 tra tecnici e istruttori di base _ che lavorano dietro le quinte (in parte si tratta di volontari a titolo gratuito) con un impegno quotidiano per migliorare le prestazioni di tutte le formazioni giovanili (nell’ultimo decennio sono oltre 40 i trofei e i titoli di campioni d’Italia, regionali e provinciali delle compagini Juniores, Allievi, Giovanissimi ed Esordienti) e della prima squadra.
Antonello Semplicioni, 56 anni, è il presidente del Tau Calcio. A 24 anni faceva parte della Polisportiva Badia Pozzeveri ed è l’autentico trait d’union tra la vecchia e la nuova società. Non si scompone leggendo la classifica che parla di una squadra amaranto che gioca bene, diverte e segna a raffica come testimoniano le 16 reti in 540 minuti con una media di 2,7 reti a partita e un’età media di 21,4 tra le formazioni più giovani del girone tosco-emiliano: «I complimenti logicamente ci fanno piacere. Ma non spostano di una virgola i nostri obiettivi che sono quelli legati a una crescita costante e graduale del club. Le favorite per tornare nei professionisti sono altre: Piacenza, Pistoiese, Ravenna e Forlì (incontrato e battuto in casa al termine di una partita da categoria superiore). Come Tau in due stagioni abbiamo vinto il massimo campionato regionale (Eccellenza) superando il Livorno e dal 2022 siamo nella A dei dilettanti (la D). Nella prima stagione abbiamo conquistato la salvezza diretta commettendo qualche errore frutto dell’inesperienza, l’anno scorso abbiamo ottenuto con merito i playoff e ora, pur cambiando girone senza stravolgere l’intelaiatura della passata edizione, siamo partiti con il piede giusto. Restando consapevoli che questo record di vittorie, che ci rende orgogliosi, prima o poi sarà destinato a chiudersi e arriveranno i momenti difficili».
La domanda sorge spontanea: ma se a Primavera il Tau fosse ancora al vertice della classifica? «Non ci nascondiamo, in fondo nei nostri progetti a due-tre anni c’è anche l’approdo al professionismo che hanno realizzato società di piccole dimensioni come San Donato Tavarnelle e Pianese. Quindi se dovesse presentarsi l’opportunità non ci tireremo indietro. Il tutto però con serenità ed equilibrio. Il pubblico? In questi ultimi tempi abbiamo riscontrato un maggior interesse per la squadra con qualche presenza in più sugli spalti. Il rapporto con l’amministrazione? Un partner disponibile, un connubio che funziona. Sappiamo bene le difficoltà in cui si dibattono i comuni. E siamo sensibili alle priorità che devono riguardare scuola, sociale, sanità e infrastrutture. Non chiediamo contributi, ma nel limite del consentito una corsia preferenziale per ottenere i permessi necessari a realizzare tribune, spogliatoi, recinzioni e migliorare le strutture esistenti».
Dal 2010 la società amaranto ha a disposizione un vero e proprio centro sportivo invidiato anche da molte società professioniste della Toscana in primis dalla Lucchese. La società ha impiegato risorse nelle strutture: due campi per il calcio a undici con erba artificiale di ultima generazione (il Comunale di Altopascio e quello di Badia Pozzeveri dove giocano i ragazzi dell’Academy e la squadra che milita in Seconda categoria), tre per il calcio a 7 e due per il calcio a 5, tutti terreni di gioco in sintetico. Tre anni dopo, il connubio con l’Inter _ attraverso l’incontro con l’allora responsabile del vivaio nerazzurro Roberto Samaden _ e il primo accordo: la squadra amaranto diventa Centro di Formazione sfruttando le metodologie di allenamento per formare piccoli campioni di età compresa tra gli 8 e i 13 anni. Una fiducia della Beneamata riconfermata nel 2016 con la nascita della Scuola calcio, i “Piccoli amici” (bimbi di età compresa tra i 6 e gli 8 anni), che iniziano un percorso di crescita in un ambiente protetto e che prosegue con reciproca soddisfazione (cinque-sei under 15 sono finiti nel settore giovanile della Beneamata) attraverso esperienze legate anche a criteri di alimentazione e motivazionali.
Ma la rivoluzione copernicana è arrivata alla fine del 2014 con l’ingresso nel Tau Calcio di Manuel Vellutini, oggi patron del club altopascese, capace di unire la crescita all’innovazione. É il titolare della Akeron, 130 dipendenti, azienda leader del settore delle moderne applicazioni software con oltre 400 clienti di ogni settore e dimensione tra cui spiccano a livello nazionale i nomi di Intesa Sanpaolo, Decathlon, Bolton Group, Prada e altre imprese di medie e piccole dimensioni. «Siamo felici di aver creato un ambiente sano dove i ragazzi possono crescere imparando i migliori valori del calcio grazie a persone competenti e con tanta passione. Ci riteniamo una grande famiglia dove ognuno mette il suo mattoncino al servizio del club – prosegue il vice presidente Alessandro Del Carlo – .Ma l’avvento di Vellutini ha sicuramente apportato, al di là dell’entusiasmo, nuove idee e una maggiore consapevolezza, fondamentale nella gestione quotidiana: dalla cura degli impianti ai rapporti con i calciatori e con le loro famiglie sino alle prestazioni sanitarie in caso di infortunio perché nessuno deve sentirsi escluso o abbandonato. Con il suo arrivo sei anni fa abbiamo rilevato il titolo sportivo del Vorno (Eccellenza) e dato impulso, non soltanto al vivaio, ma anche alla prima squadra. I nostri migliori under che escono dalla Juniores sono orgogliosi di proseguire il percorso scendendo in campo come quote in serie D. Fateci caso: siamo tra le pochissime squadre che non attingono a giovani provenienti da società di A o B». Non è quindi un caso che Motti, classe 1998, il bomber (5 reti) chiesto da formazioni più blasonate, alla fine ha scelto il Tau. «Da noi ci si sente come a casa: non ci sono pressioni e tutti remiamo nella stessa direzione. Un ambiente ideale per poter crescere e migliorare. Sarà un caso, ma sei calciatori della scorsa stagione sono finiti in C o passati a club che oggi puntano alla promozione in Lega Pro: Antoni e Cartano (Lucchese), Di Biagio (Altamura), Capparella e Malva (Livorno), Zini (Sambenedettese)». Un club, quello amaranto, che ha coltivato anche importanti accordi di collaborazione-affiliazione. Adesso la malcelata speranza del Tau Calcio è quella di concludere il mese di ottobre imbattuto e magari ancora a punteggio pieno mandando un segnale forte alle avversarie. In fondo sognare non costa niente….
FONTE: Il Tirreno
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